La formazione del sistema limbico offrì un importante salto evolutivo, grazie alla sua capacità di percepire e coordinare il flusso dei segnali che controllano il comportamento interno della comunità cellulare: con l’evoluzione dei sistemi di segnalazione interna, la sua maggiore efficienza ha permesso al cervello di aumentare le proprie dimensioni. Gli organismi pluricellulari aumentarono il numero di cellule preposte a rispondere ad un ventaglio sempre più ampio di segnali ambientali esterni. Laddove le cellule individuali sono in grado di rispondere a percezioni sensoriali semplici come “rosso”, “dolce” o “profumato”, la maggiore capacità cerebrale degli animali pluricellulari consente di associare tali sensazioni elementari ad un livello di complessità più elevato e percepire “mela”. I comportamenti riflessi fondamentali, acquisiti nel corso dell’evoluzione, vengono trasmessi alle nuove generazioni sotto forma di istinti genetici. Lo sviluppo di cervelli più grandi, con una popolazione di cellule nervose più numerosa, offrì agli organismi l’opportunità di affidarsi sia al comportamento istintuale, sia di apprendere dalle esperienze della vita. L’apprendimento di nuovi comportamenti riflessi è essenzialmente un prodotto di condizionamento.
Si pensi, per esempio, al famoso esperimento del premio Nobel per la medicina Ivan Petrovič Pavlov, che addestrava i suoi cani a salivare al suono di un campanello. Pavlov inizialmente associò il suono del campanello ad una ricompensa sotto forma di cibo, poi cominciò a suonare il campanello senza associarlo al cibo: i cani erano ormai “programmati” ad aspettarsi il cibo quando sentivano il suono del campanello, e iniziavano riflessivamente a salivare anche in assenza di cibo. Questo è un palese esempio di comportamento riflesso «inconscio», appreso.
I comportamenti riflessi possono essere semplici, come il movimento della gamba percossa dal martelletto, o complessi, come riuscire a guidare un veicolo ad elevata velocità su un’autostrada trafficata mentre la mente conscia è completamente immersa in una conversazione con un compagno di viaggio. Sebbene le risposte condizionate comportamentali possano rivelarsi anche molto complesse, sono essenzialmente “senza cervello”. Per mezzo del processo di apprendimento condizionato, le vie neurali tra stimoli e risposte comportamentali diventano collegamenti permanenti, per assicurare uno schema ripetitivo: tali collegamenti permanenti sono le abitudini. La struttura dell’intero cervello degli animali inferiori volge a dare risposte puramente abitudinarie agli stimoli: i cani di Pavlov salivavano per riflesso, senza avere una deliberata intenzione. Le attività della mente subconscia sono di natura riflessa, escludendo quindi il pensiero o il ragionamento. In termini fisici, questa la mente è associata alle attività di tutte le strutture cerebrali presenti negli animali privi dello sviluppo dell’autocoscienza. I mammiferi superiori, fra cui l’essere umano, hanno sviluppato una regione del cervello specializzata associata al pensiero, alla pianificazione, alla decisionalità, chiamata corteccia prefrontale[1]: questa regione del cervello sembra essere la sede dei processi mentali di «autocoscienza». La mente autocosciente è auto-riflessa: un “organo sensoriale” di recente sviluppo che osserva i nostri stessi comportamenti ed emozioni. La mente autocosciente ha inoltre accesso alla maggior parte dei dati presenti nelle banche dati mnemoniche di lungo termine: una caratteristica estremamente importante, che consente di prendere in considerazione la storia passata mentre si sta pianificando consapevolmente il futuro. La mente può osservare qualunque comportamento programmato in cui si è coinvolti, valutarlo e, qualora lo ritenesse opportuno, decidere consapevolmente di cambiare programma. È possibile scegliere attivamente in quale modo reagire alla maggior parte dei segnali ambientali, e addirittura decidere se si vuole o meno rispondere. La capacità della mente conscia di scavalcare i comportamenti precedentemente programmati della mente subconscia è alla base del concetto di libero arbitrio.
Risulta particolarmente interessante notare che se questo può apparire come un dono speciale, d’altra parte è accompagnato da un trabocchetto altrettanto speciale. Mentre quasi tutti gli organismi si trovano a dover sperimentare in prima persona gli stimoli della vita, la capacità del cervello umano di “apprendere” le percezioni è talmente sviluppata che, in pratica, è possibile acquisire percezioni indirettamente dai propri insegnanti: una volta accettate le percezioni degli altri come “verità”, le loro percezioni vengono collegate permanentemente nel proprio cervello, diventando così le proprie “verità”. A questo punto sorge un’importante questione: cosa succederebbe se le percezioni degli insegnanti fossero imprecise? In tal caso, nel cervello verrebbero scaricate delle percezioni scorrette. La mente subconscia presenta strettamente meccanismi di stimolo-risposta; sono inesistenti eventuali processi che si occupino di riflettere sulle conseguenze a lungo termine dei programmi utilizzati. Il subconscio lavora soltanto nel presente e di conseguenza le percezioni errate programmate nel subconscio sono tutt’altro che “monitorate”, inducendo abitualmente a comportamenti inadeguati e limitanti.
Bruce Lipton propone un’interessante metafora esplicativa: si immagini che in questo preciso istante, in cui si sta leggendo questa pagina, da dietro di essa strisci fuori un serpente:
La reazione più comune sarebbe una veloce fuga o il gettare immediatamente il supporto dove è scritto questo testo il più lontano possibile. Può darsi che chi ci ha “introdotto” al primo serpente si sia comportato in modo così sconvolto da trasmettere alla nostra mente una lezione fondamentale: “Guarda, un serpente! Il serpente è cattivo!” Il sistema della memoria subconscia è molto parziale nell’accettare e caricare di importanza le percezioni che riguardano gli elementi dell’ambiente da ritenere pericolosi per la vita. Se è stato insegnato che i serpenti sono pericolosi, ogni volta che si vedrà un serpente verrà attivata in modo riflesso (inconscio) una risposta difensiva. Cosa accadrebbe invece se un erpetologo[2] leggesse la stessa pagina e ne saltasse fuori un serpente? Oltre ad essere tutt’altro che spaventato, probabilmente sarebbe addirittura eccitato dalla vista del rettile (o almeno, lo sarebbe dopo aver constato che il serpente è innocuo); probabilmente lo prenderebbe in mano e lo osserverebbe con interesse. Un erpetologo penserebbe che fosse la vostra risposta programmata ad essere irrazionale, perché esistono molti serpenti innocui e sarebbe rattristato dal sapere che molti si privano del piacere di studiare creature così affascinanti. Stesso serpente, stesso stimolo, ma reazioni enormemente diverse.
Le risposte agli stimoli ambientali sono davvero controllate dalle percezioni, purtroppo però solo alcune di queste percezioni apprese sono esatte. Alcuni serpenti sono innocui. La percezione “controlla” quindi la biologia, ma come si è visto le percezioni possono essere vere oppure false, sarebbe quindi più corretto definire le percezioni che controllano il comportamento credenze.
Le credenze controllano la biologia. Si consideri bene l’importanza di questa informazione. L’esser umano è dotato della capacità di valutare consapevolmente le risposte agli stimoli ambientali e di cambiare le vecchie risposte in qualunque momento… entrando in rapporto con la potente[3] mente subconscia.
NOTE:
[1] La corteccia prefrontale è la parte anteriore del lobo frontale del cervello, situata davanti alla corteccia motoria primaria ed alla corteccia premotoria. La regione è implicata nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale. L’attività basilare di questa regione è considerata la guida dei pensieri e delle azioni in accordo ai propri obiettivi.
Il termine tipico psicologico per l’insieme di funzioni assegnate alla corteccia prefrontale è quello di sistema esecutivo. Le funzioni esecutive sono coinvolte nelle abilità come distinguere pensieri contrastanti, determinare bene e male, uguale e diverso, determinare le conseguenze delle attività correnti, lavorare per un determinato obiettivo, predire dei risultati, fare aspettative basate sulle azioni, e “controllo” sociale, cioè la capacità di sopprimere stimoli che potrebbero portare a condotte sociali inaccettabili. (Wikipedia)
[2] L’erpetologia è la scienza che studia rettili e anfibi. (Wikipedia)
[3] Facendo un paragone con la capacità di calcolo dei computer, si è stimato che la mente conscia elabori le informazioni a circa 40 byte al secondo. Sotto la superficie troviamo la mente subconscia, che lavora a 40.000.000 di byte al secondo!
BIBLIOGRAFIA:
- Lipton, Bruce H. 2005. The Biology of Belief. Unleashing the Power of Consciousness, Matter & Miracles. Carlsbad : Hay House, Inc., 2005. Trad. it. La biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula. Cesena : Macro Edizioni, 2006.
- Pavlov, Ivan Petrovič. 1975. Psicologia e fisiologia. Roma : Newton Compton editori s.r.l., 1975.
- Scolari, Fabio. 2019. Psicologia quantistica. Valutazione critica della sua possibile applicazione in ambito lavorativo. 2019.