Come vengono prese le decisioni e la Teoria del doppio processo

Quando prendiamo una decisione, quando esprimiamo un giudizio, quando valutiamo un rischio o un’attività, riusciamo ad essere sempre razionali? Oppure siamo invece influenzati da fattori non consapevoli?

I preconcetti ricorrono in modo prevedibile in particolari circostanze e ci conducono a commettere errori sistematici (bias).

Trovandosi di fronte  due persone, una di bell’aspetto, disinvolta e fluente nel linguaggio, e un’altra trasandata e dimessa, l’osservatore tenderà a giudicare il primo più favorevolmente di quanto non meriti: questo bias cognintivo, per il quale la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di uno o più altri tratti dell’individuo o dell’oggetto, viene chiamato Effetto alone.

 Negli anni ’70 si davano per scontati due principi riguardo alla natura umana:

  1. Le persone sono generalmente razionali e il loro pensiero è di solito sensato.
  2. Le emozioni spiegano quasi tutti i casi di deviazione dalla normalità.

I bias sono errori sistematici del pensiero, incoerenze o distorsioni di giudizio e sono imputabili alla struttura del meccanismo cognitivo piuttosto che alle emozioni che corrompono il pensiero.

Le emozioni influiscono sull’elaborazione di giudizi e decisioni molto più di quanto non si pensasse in passato, infatti alcuni giudizi e decisioni sono direttamente guidati da fattori emozionali (simpatia o avversione) senza alcun intervento della riflessione o del ragionamento.

PENSIERI INTUITIVI E PENSIERI CONTROLLATI

Alcune delle scelte che facciamo sono ragionate, mentre altre volte il lavoro mentale che produce impressioni, intuizioni e molte decisioni avviene in silenzio nella nostra mente. Compiamo operazioni di competenza intuitiva molte volte al giorno mentre in altre occasioni utilizziamo una forma di pensiero più lenta, riflessiva e impegnativa.

Il lavoro di ricerca di Amos Tversky e Daniel Kahneman è conosciuto come programma euristiche e biases.

Negli ultimi anni Kahneman e i suoi collaboratori hanno proposto che euristiche e distorsioni emergono dalle interazioni tra il sistema intuitivo e il sistema riflessivo, dando luogo ad una nuova concezione delle euristiche come processi di sostituzione di attributi.

Keith E. Stanovich e Richard F. West hanno proposto la Teoria del Doppio Processo, che vede sostanzialmente coinvolti due sistemi il cui funzionamento ed influenze sono reciproci:

  • Sistema 1, legato all’intuizione → pensiero intuitivo → pensiero veloce
  • Sistema 2, legato al ragionamento → pensiero riflessivo → pensiero lento

Il Sistema 1 opera in fretta e in modo automatico, con poco o nessuno sforzo e con nessun senso di controllo volontario.

Il Sistema 2 opera lentamente, indirizzando l’attenzione verso attività impegnative; implica uno sforzo cognitivo e le operazioni sono associate all’esperienza soggettiva dell’azione. Tutti abbiamo una certa consapevolezza delle capacità limitate dell’attenzione.

E la percezione? Al riguardo si propone la visione del seguente video:

Vedere è una funzione automatica del Sistema 1 ma dipende dal grado di attenzione che viene indirizzata verso gli stimoli. Il video dimostra come possiamo essere ciechi a stimoli che in altre condizioni avrebbero attratto la nostra attenzione.

Come interagiscono i due sistemi? Sono entrambi attivi quando siamo svegli. Il Sistema 1 in modalità continua, mentre il Sistema 2 in modalità di minimo sforzo. Il Sistema 1 produce continuamente spunti per il Sistema 2: impressioni, intuizioni, sensazioni. Se corroborate dal Sistema 2, impressioni e intuizioni si trasformano in credenze e gli impulsi si convertono in azioni volontarie. Quando tutto procede liscio, il Sistema 2 adotta i suggerimenti del Sistema 1 senza modificarli (agiamo in base ai nostri desideri). Quando il Sistema 1 incontra qualche difficoltà si rivolge al Sistema 2 perché proceda ad una elaborazione dettagliata.

Molto di ciò che facciamo e pensiamo origina dal Sistema 1 ma il Sistema 2 prende il sopravvento quando le cose si fanno difficili (per esempio guidare di notte).

La divisione del lavoro tra i due sistemi è molto efficiente:

  • sforzo ridotto al minimo
  • ottimizzato il rendimento

In genere il Sistema 1 funziona bene in situazioni note in cui ha dei modelli precisi cui far riferimento, nelle predizioni esatte a breve termine e, di fronte alle difficoltà, ha delle reazioni rapide e appropriate. Tuttavia in circostanze specifiche è soggetto a errori sistematici, ha una scarsa comprensione della logica e della statistica e tende a rispondere alle domande più facili anziché a quella più difficile che gli è stata posta; inoltre, non lo si può spegnere.

Un esempio di conflitto tra i due sistemi consiste nel dire a voce alta se ciascuna parola è scritta in caratteri minuscoli o maiuscoli:

SINISTRA maiuscolo
sinistra MINUSCOLO
destra maiuscolo
DESTRA MINUSCOLO
destra MAIUSCOLO
DESTRA MINUSCOLO
SINISTRA maiuscolo
sinistra MINUSCOLO
destra minuscolo
SINISTRA maiuscolo

Un altro esempio, che consiste nel pronunciare il nome del colore in cui sono scritte le parole, è legato al cosidetto Effetto Stroop:

Condizione congruente:

GIALLO   ROSSO   BLU   VIOLA   VERDE

Nella condizione precedente i tempi di rezione sono diversi dalla seguente.

Condizione incongruente:

GIALLO   ROSSO   BLU   VIOLA   VERDE

Pur riuscendo nel compito, lo sforzo di resistere alla risposta in conflitto con quella giusta ci rallenta e sperimentiamo un conflitto tra un compito che si intendeva eseguire e una risposta automatica che ha interferito. Il conflitto tra una reazione automatica e la volontà di controllarla si presenta spesso nella vita quotidiana.

Uno dei compiti del Sistema 2 è vincere gli impulsi del Sistema 1. Il Sistema 2 è incaricato dell’autocontrollo e di monitorare e controllare pensieri e azioni suggeriti dal Sistema 1, permettendo ad alcuni di esprimersi direttamente nel comportamento e reprimendo o modificando gli altri.

Facciamo un esempio pratico:

Una mazza da baseball  e una palla costano 1 euro e 10 centesimi. La mazza costa 1 euro più della palla.
Quanto costa la palla?

Questo problema evoca una risposta facile, intuitiva, ma sbagliata: chi ha risposto 10 centesimi non ha controllato se la risposta era corretta e il suo Sistema 2 ha avallato una risposta intuitiva che avrebbe potuto respingere senza troppo sforzo. Chi ha risposto correttamente (0,5 centesimi) ha resistito all’intuizione.

Molte persone sono troppo sicure delle loro intuizioni e tendono a riporre in esse troppa fiducia perché trovano lo sforzo cognitivo leggermente sgradevole e lo evitano più che possono.

TRE APPROCCI ALLO STUDIO DELLE DECISIONI

Esistono tre principali approcci allo studio delle decisioni:

  1. Approccio normativo
  2. Approccio descrittivo
  3. Approccio prescrittivo

L’Approccio normativo è quello che per primo è stato adottato dagli studiosi delle decisioni (anni ‘60) ed è di tipo logico-matematico. Stabilisce criteri e regole da seguire affinché decisioni e giudizi possano essere considerati razionali e si basa sulla teoria dell’utilità attesa e sulla teoria della probabilità.

La teoria dell’utilità attesa assume che venga scelta l’opzione con l’utilità maggiore:

Cosa preferite? Avere in regalo 100 € o avere in regalo 80 €?

La risposta in questo caso è ovvia. Ma nell’esempio seguente le cose funzionano diversamente:

Cosa preferite? Avere in regalo un biglietto che vi dà l’80% di probabilità di vincere 100 € e il 20% di vincerne 10 o avere in regalo 80 €?

Ogni esito possibile deve essere pesato per la probabilità che ha di verificarsi: l’utilità di un’opzione è data dalla somma di ogni esito pesato per la sua probabilità.

Calcoliamo il valore atteso corrispondente all’80% di probabilità di vincere 100 € e il 20% di vincerne 10:

100 € x 80/100 + 10 € x 20/100 = 82 €

Le persone in genere detestano il rischio e preferiscono 80 € sicuri. Se devono scegliere tra una scommessa e una somma uguale al valore atteso della scommessa, scelgono la cosa sicura, anzi, una persona avversa al rischio sceglierà una cosa sicura che è inferiore al valore atteso, pagando di fatto un premio per evitare l’incertezza.

Per approfondire la teoria della probabilità useremo il Problema di Monty Hall.

Abbiamo tre porte. Dietro una di queste porte è presente un’auto di lusso sportiva, mentre dietro ognuna delle altre due si trova una capra.

Il conduttore chiede di scegliere una porta.

La porta scelta viene tenuta chiusa e viene invece aperta una delle altre due e mostra che dietro c’è una capra.

Il conduttore poi chede se volete cambiare la porta scelta oppure no. Cosa fate?

L’offerta di cambiare scelta equivale alla domanda: cambiando la porta scelta, cambia la probabilità di vincere l’auto? Le persone credono che la probabilità non cambi e rimanga 1/3, mentre altre pensano che la probabilità diventi del 50%.

Procediamo in modo empirico:

Se scegliamo la porta che dietro ha l’auto e ci viene aperta una delle altre mostrando una capra, se decidessimo di cambiare scelta troveremo l’altra capra.
Se scegliamo la prima porta con dietro una capra e ci viene aperta una delle altre mostrando una capra, se decidessimo di cambiare scelta troveremo l’auto.
Se scegliamo la seconda porta con dietro una capra e ci viene aperta una delle altre mostrando una capra, se decidessimo di cambiare scelta troveremo l’auto.

In 2/3 dei casi quindi è conveniente cambiare la scelta!

L’Approccio normativo quindi intende determinare come dovremmo giudicare e decidere, stabilendo dei criteri e delle regole cui dovremmo conformarci affinché il nostro agire possa essere considerato razionale e fa riferimento ad individui idealizzati (non soggetti a limitazioni informative e computazionali) e presuppone che il decisore sia coerente. Si è però dimostrato inadeguato a spiegare e a prevedere il comportamento decisionale.

Illusione ottica e’ detta del “muro del caffè”

L’Approccio descrittivo ha l’obbiettivo di spiegare e prevedere il comportamento effettivo delle persone attraverso euristiche (procedure decisionali semplificate e intuitive) e bias (deviazioni sistematiche rispetto agli standard previsti dai modelli normativi, dovuti all’adozione di euristiche). Deviazioni non trascurabili, rappresentano un’opportunità per comprendere come le persone decidono, perché possono essere estremamente informativi sui processi mentali che conducono a tutte le decisioni (come le illusioni ottiche).

L’Approccio prescrittivo si propone di avvicinare il comportamento dei decisori all’ideale normativo, individuando delle procedure volte a correggere gli errori sistematici e supportare gli individui tenendo conto delle limitazioni cognitive, cercando di aiutarli nello svolgimento di compiti e operazioni che risultano particolarmente difficili (per esempio insegnare al decisore procedure per ridurre gli errori, suggerire l’uso di procedure più efficaci e accurate).

UN MECCANISMO PER SALTARE ALLE CONCLUSIONI

Molte persone sono troppo sicure delle loro intuizioni e tendono a riporre in esse troppa fiducia; trovano lo sforzo cognitivo leggermente sgradevole e lo evitano più che possono, saltando sostanzialmente direttamente alle conclusioni. Questa è anche una descrizione calzante del modo in cui funziona il Sistema 1.

Saltare alle conclusioni è efficace se le conclusioni tendono ad essere corrette, se il costo di un occasionale errore è accettabile e se il salto fa risparmiare tempo e fatica. Si dimostra invece rischioso quando la soluzione è ignota, uando la posta in gioco è alta e quando c’è il tempo per raccogliere maggiori informazioni. Ci sono circostanze in cui sono probabili gli errori intuitivi, che possono essere prevenuti da un intervento deliberato del Sistema 2.

 Il Sistema 1 è sprovveduto e tende a credere, mentre il Sistema 2 ha il compito di dubitare e non credere, ma a volte è indaffarato e spesso è pigro. Le persone si fanno influenzare da messaggi persuasivi inconsistenti, come gli spot pubblicitari, quando sono stanche e deconcentrate.

Il modo in cui opera la memoria associativa contribuisce al bias di conferma.

Se si chiede “Andrea è una persona cordiale?” vengono in mente esempi del comportamento di Andrea diversi da quelli che verrebbero in mente se si fosse chiesto “Andrea è una persona sgarbata?”.

L’inclinazione alla conferma induce le persone ad accettare ipotesi e spiegazioni in modo acritico: una caratteristica strutturale essenziale del meccanismo associativo è di rappresentare solo le idee attivate. Le informazioni che non sono recuperate dalla memoria potrebbero anche non esistere.

Il Sistema 1 è abilissimo nell’elaborare la miglior storia possibile con le idee attivate al momento, ma non tiene (non può tenere) conto delle informazioni che non ha. Per il Sistema 1 è la coerenza, non la completezza delle informazioni che conta per una buona storia e sapere poco rende più facile integrare tutte le informazioni in un modello coerente.

LA CORRELAZIONE È DIVERSA DALLA CAUSA

In un tweet del 10 febbraio 2020, poi diventato virale, un’utente ha scritto che «secondo la NASA quel giorno sarebbe stato l’unico giorno in cui una scopa poteva stare in piedi da sola, fenomeno dovuto ad una particolare inclinazione dell’asse terrestre che si verifica una volta ogni 3.500 anni.».

Le scope stanno in piedi da sole? Se dapprima c’è stata una certa incredulità, le persone si misero a provare e scoprirono che in effetti le scope stavano in verticale da sole!

Questo è un esempio del fatto che quello che si vede è l’unica cosa che c’è: le scope in realtà stanno in verticale anche ogni altro giorno dell’anno, è una questione di come si sistemano le setole e di trovare il giusto equilibrio.

La storia viene sottoposta a revisione dal nostro cervello solo se arriveranno nuovi dati, ma non c’è attesa e non c’è disagio soggettivo.

La bufala in sé non era dannosa, ma mostra quanto sia importante effettuare ricerche e verifiche delle notizie. È un esempio che ci dimostra che cosa possono scatenare i social network quando sono usati male: oggi è la scopa, domani può essere una bufala a scopo politico che punta a raggirare i creduloni spostando l’opinione pubblica a proprio favore.

Questo meccanismo spiega perché siamo in grado di pensare in fretta, e in che modo riusciamo a trarre un significato da informazioni parziali in un mondo complesso: per il Sistema 1 la misura del successo è la coerenza della storia che riesce a costruire, mentre la quantità e la qualità dei dati su cui si basa la storia sono in gran parte irrilevanti.

Questo meccanismo rende conto di un lungo elenco di bias di giudizio e di scelta, tra cui:

  • eccessiva sicurezza: la sicurezza con cui gli individui si affidano alle loro credenze dipende dalla qualità della storia che essi si raccontano. Spesso non ci curiamo del fatto che che manchino prove essenziali al nostro giudizio;
  • effetti di formulazione (framing): modi diversi di presentare le stesse informazioni suscitano risposte diverse.

 I sistemi emozionali sono evolutivamente antichi e condivisi con molte specie, mentre lo sviluppo del sistema razionale è più recente, ma non significa che quest’ultimo sia superiore: occorre un certo equilibrio tra i due sistemi.

Platone, parlando della saggezza ricorreva alla metafora della biga tirata da due impetuosi cavalli, uno bianco, l’altro nero. Il nostro compito è tenere le redini e conservare il controllo di entrambi i cavalli, in quanto se prendesse il sopravvento la razionalità o l’emozione il risultato sarebbe quasi sicuramente meno ottimale.

COME SI FORMANO I GIUDIZI

Non c’è limite al numero di interrogativi cui si può rispondere e alle situazioni che possiamo valutare. Il Sistema 1 è stato plasmato dall’evoluzione perché fornisse una valutazione costante dei problemi che devono essere risolti per sopravvivere: “Va tutto bene?”, “posso avvicinarmi?”, “devo allontanarmi?”.

I meccanismi neurali che si sono evoluti per fornire continue valutazioni del livello di minaccia li abbiamo ereditati, ma non si sono mai disattivati, il Sistema 1 infatti valuta continuamente se le situazioni sono positive o negative e queste valutazioni di base hanno un ruolo fondamentale nel giudizio intuitivo. In effetti formuliamo giudizi intuitivi riguardo a molte cose di cui sappiamo pochissimo, in base a sensazioni che non siamo in grado di spiegare né di giustificare.

Le valutazioni di base hanno un ruolo fondamentale nel giudizio intuitivo perché tendono a sostituire un giudizio difficile con un giudizio più facile. La nuova concezione delle euristiche e degli errori sistematici studiata da Daniel Kahneman e dai suoi colleghi spiega che se non si trova in fretta una risposta soddisfacente a un quesito difficile, il Sistema 1 reperisce un secondo quesito, connesso al primo ma più facile, e risponde a quello, applicando una sostituzione delle domande:

  • la domanda bersaglio è quella sulla quale si intende formulare un giudizio;
  • la domanda euristica è la domanda più semplice alla quale si risponde al posto dell’altra.
 Domanda bersaglio  Domanda euristica
Quanto sei felice della tua vita in questo periodo? Di che umore sono in questo momento?
Che punizione dovrebbero ricevere i consulenti finanziari che depredano gli anziani? Quanta rabbia provo quando penso ai predoni finanziari?
Quanto sarà popolare il Presidente tra sei mesi? Quanto è popolare il Presidente oggi?

 

FONTI:

  • Kahneman, D.(2001) Thinking, Fast and Slow. Ed. it. Pensieri Lenti e Veloci. Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. (2012).
  • Kahneman, D. Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An Analysis of Decision under risk. Econometrica, 47, 263E291.
  • Lotto L. (A.A. 2021-22). Pensieri lenti e veloci – Lezioni di Comunicazione del rischio e processi decisionali – Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova.
  • Shane F. (2005). Cognitive Reflection and Decision Making. Journal of Economic Perspectives, vol. 19, no. 4, (pp. 25-42)
  • Stanovich, K. E., & West, R. F. (2000). Individual differences in reasoning: Implications for the rationality debate. Behavioral and Brain Sciences, 23, 645–726.
  • Tversky, A., Kahneman, D. (1974). Judgement Under Uncertainty: Heuristics and Biases. Science, 185, 4157I1974.

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