I fumetti, più coerentemente definibili come “opere di letteratura disegnata”, sono uno strumento comunicativo che va ad accontentare i canoni etici (messaggi, metafore, riflessioni) e quelli estetici (descrizione, narrazione, dialogo) della letteratura propriamente detta; se intendiamo il termine letteratura come insieme di scritti, di narrativa e non, che concorrono alla proposizione di idee, concetti, nozioni e sentimenti utili all’educazione dell’essere umano, allora è evidente come le due definizioni non collimino completamente tra loro. Definiamo due idee di fumetto: una come mezzo di comunicazione e una come opera narrativa o saggistica contenente un significato letterario.
Nei Paesi dove il fumetto è coltivato come un’arte comunicativa primaria (Francia, Belgio, Giappone), questo viene concepito alla stregua di romanzo a puntate, e le uscite di un albo di una serie sono concepite come nuovi romanzi di un ciclo avente gli stessi protagonisti.
Martha C. Nussbaum nel suo libro Non per profitto parla del cineasta Hayao Miyazaki prendendolo ad esempio perché i film e le serie di animazione da lui realizzati “contengono una visione del bene e del male più addolcita e sfumata, in cui i pericoli derivano dalla complessità delle relazioni umane”[1].
Seguo le opere del sensei[2] Miyazaki fin da bambino, quando sugli schermi delle reti locali apparve Conan, il ragazzo del futuro[3], un anime[4] che fin dalla sigla trasportava in un’ambientazione in cui l’uomo era il primo artefice della propria disfatta[5]: la storia è ambientata all’indomani di una guerra globale catastrofica, dove le esplosioni di bombe elettromagnetiche distrussero in poche ore oltre la metà della superficie della Terra; la stessa crosta terrestre ne risentì e l’asse di rotazione del pianeta fu spostato causando una frattura dei continenti che in gran parte si inabissarono sotto gli oceani. Solo pochi sopravvissuti riuscirono per caso a salvarsi dalle ondate di marea, rimasero isolati nei pochissimi territori emersi e dovettero ricominciare da zero, fondando, con le poche risorse naturali risparmiate dal disastro, piccoli villaggi agricoli. In questa ambientazione, Conan, un ragazzino nato in questo “nuovo mondo” si trova a dover affrontare mille pericoli, derivanti soprattutto da coloro che non hanno abbandonato la strada delle armi, e che con queste vuole imporsi su tutto e tutti.
Il messaggio fortemente pedagogico che Miyazaki vuole trasmettere si traduce nell’invito a rispettare profondamente la natura ed i nostri simili, imparando a convivere con ciò che il mondo ci mette a disposizione, senza razziarlo: un concetto molto incisivo, che io stesso da ragazzino ho recepito in maniera profonda.
Da qui nasce lo spunto per questa dissertazione, dove da appassionato di fumetti e cartoni animati quale sono sempre rimasto, mi sono posto il quesito di quali potrebbero essere in particolar modo i fumetti che possono avere una connotazione educativa sul fronte dell’etica e del senso democratico, rivolto in particolar modo ad adolescenti ed adulti, che meglio possono comprendere e “digerire” certe tematiche talvolta complesse.
Nausicaä della Valle del vento
Per iniziare ovviamente parto da Nausicaä della Valle del vento, unico manga[6] realizzato di persona da Hayao Miyazaki, che ne ha diretto anche l’omonima trasposizione in lungometraggio animato del 1984.
TRAMA
«Una potentissima civiltà industriale nel giro di qualche secolo si diffuse in tutto il mondo privando la Terra delle sue ricchezze, inquinando l’aria e plasmando a suo piacimento le varie forme di vita. Questa civiltà mille anni dopo la propria nascita raggiunse il suo apice, a cui seguì un declino improvviso. Nella guerra che ne conseguì, le città furono incendiate da nuvole di vapore velenoso. La tecnologia complessa e raffinata del passato era ormai completamente perduta. La quasi totalità della superficie terrestre era divenuta sterile e improduttiva. La civiltà industriale non risorse mai più, e gli uomini si adattarono a vivere lunghi anni di crepuscolo.»
Sono queste le parole con cui Miyazaki ci introduce al mondo di Nausicaä, principessa della Valle Del Vento, un piccolo regno che si trova ai confini del mar marcio, una gigantesca giungla tossica che ormai ricopre la maggior parte della superficie terrestre. Come si vede il plot della storia è abbastanza simile a quello di Conan, aggiungendo però una natura ancora più pericolosa se non compresa ed accettata, in quanto il mar marcio è un complesso ecosistema di specie vegetali ed animali (piante, funghi, vermi, insetti giganti) all’interno del quale l’uomo non può sopravvivere, se non grazie all’ausilio di maschere e respiratori che filtrino l’aria. Nausicaä cerca di capire questa natura studiandola per comprendere il motivo della tossicità ed è capace di instaurarvi anche una forma di comunicazione. Anche in questa vicenda gli uomini provano a soggiogare gli altri cercando di ripristinare l’antica tecnologia bellica, a discapito in primis dell’ambiente. Nausicaä si troverà ad essere l’ago della bilancia fra l’uomo e la natura.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Miyazaki in quest’opera affronta molti dei temi che ricorreranno poi in tutte le sue opere di animazione: l’inquinamento e l’ecologia, la mancanza di una distinzione netta tra bene e male, la cattiveria dell’uomo e la sua ottusità, la forza di volontà, il pacifismo, il femminismo, puntando più a muovere le coscienze e a far riflettere, piuttosto che a far divertire.
La protagonista, nonostante la sua estrema forza d’animo, non è diversa da tutti gli uomini che, se solo volessero, potrebbero migliorare il mondo e salvare la natura imparando a conviverci.
Real
Real è un manga realizzato da Takehiko Inoue decisamente fuori dagli schemi, dove l’autore vuole rappresentare delle vicende realistiche (da qui anche il nome dell’opera) che trattano principalmente della vita di tre ragazzi legati in un modo o nell’altro al mondo della disabilità – fisica o sociale – ed in particolare del basket in carrozzina.
TRAMA
Tomomi Nomiya, è un liceale con problemi comportamentali che abbandona la scuola dopo un incidente in motocicletta, a causa del quale una ragazza che aveva appena conosciuto e che sedeva sul sedile posteriore, rimane paralizzata. Tomomi cerca di superare il rimorso tentando di raggiungere degli obiettivi che lo riscattino dal punto di vista sociale, come trovare un lavoro, conseguire la patente di guida o diventare un giocatore di basket professionista.
Kiyoharu Togawa, è un ragazzo con la passione per l’atletica che si trova ad interrompere questa attività prima della finale nazionale, dovendo subire l’amputazione di una gamba a causa di un osteosarcoma; entra in un lungo stato di depressione dal quale esce solo quando conosce una squadra di basket in carrozzina che gli fa rinascere la passione agonistica.
Hisanobu Takahashi, è uno studente modello dal fare annoiato e svogliato che vive con la madre separata e non vede il padre da tempo. Questa particolare predisposizione e la separazione dal padre, lo hanno portato ad essere meno coinvolto nelle cose e ad affrontarle con il minimo impegno. Tende a dividere le persone in categorie generalizzate basate sull’aspetto e le capacità. Durante la fuga da uno sconosciuto, al quale aveva appena rubato per gioco la bicicletta, perde l’uso delle gambe finendo sotto un camion: si troverà a mettere in discussione tutti le sue convinzioni.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Real offre un punto di vista della vita raramente rappresentato: quello del disabile (fisico e sociale). I protagonisti si trovano a dover affrontare la loro nuova condizione in un percorso equiparabile alle cinque fasi dell’elaborazione del lutto[7]. L’accettazione è ovviamente la fase più difficile da raggiungere, ed i protagonisti si troveranno diverse volte a ripercorrere i loro tormenti, ma avvertono anche la necessità di trovare nuovi scopi e nuovi sogni da perseguire, trovando l’aiuto anche in persone che prima non avrebbero considerato.
Black Jack
Black Jack è un manga scritto e disegnato da Osamu Tezuka, il “dio dei manga”[8], pubblicato per la prima volta nel 1973.
TRAMA
Il fumetto racconta le avventure di un chirurgo geniale ma privo di licenza, soprannominato “Black Jack”. Il nome Black Jack è un richiamo alla bandiera pirata con il teschio, chiamata appunto Black Jack. Il protagonista infatti è simile ad un pirata: taglia con il bisturi e arraffa i soldi (che in realtà raccoglie per scopi benefici). Quello che rende Black Jack un chirurgo ricercato è la sua abilità straordinaria che gli permette di curare malattie considerate incurabili da tutti gli altri medici.
Il suo aspetto è volutamente inquietante: vestito perennemente di nero (tranne quando indossa il camice bianco per operare); a causa di un terribile incidente avvenuto nell’infanzia ha il volto ed il corpo sfigurati dalle cicatrici e la pelle di due colori, dovuta agli innesti di tessuto donati da un bambino di colore.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Osamu Tezuka da sempre usa le sue storie per trasmettere importanti messaggi sociali: in Black Jack tocca temi molto forti, quali l’etica della professione medica, l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, ma anche l’avidità, il razzismo, la perfidia dell’essere umano, l’egoismo, il narcisismo estremo, l’ecologia e l’inquinamento.
Il viso protagonista è sia bianco che nero, ed anche la storia sembra adattarsi a questa regola: Black Jack viene spesso raffigurato come cinico, avido e spietato – “nero” -, ma la maggior parte delle volte queste sue caratteristiche servono a far risaltare la società che lo circonda, dove, nonostante tutto, egli risalta come “bianco” su un “nero” ancora più cupo.
Rookies
Rookies è un manga scritto e illustrato da Masanori Morita.
La storia ha per protagonista Koichi Kawato, un giovane insegnante ottimista, con un alto senso dell’onore, che fermamente crede nell’inseguimento dei sogni e che viene chiamato a confrontarsi con la sfida della guida di club di baseball di una scuola superiore, composto da teppisti e bulli, sospesi per un anno dalle competizioni sportive scolastiche, per aver causato una rissa durante una partita ufficiale. Il giovane insegnante scopre che i membri del club rimasti sono solo interessati alle ragazze, a fumare e a fare niente di buono e inizialmente diffidano di lui e spesso lo minacciano; Kawato rifiuta di abbandonarli, cercando di costruire relazioni più profonde con i suoi studenti e continuamente li sprona finché essi riconoscono che il baseball è la cosa che preferiscono fare. In questo modo, la squadra viene messa insieme e i ragazzi cominciano a dedicare il loro tempo per realizzare il loro sogno di andare alle finali del campionato nazionale delle scuole superiori.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Il disagio giovanile che vede coinvolti in diversa maniera i vari membri della classe fa ben capire qual è la difficile situazione che in molte scuole, anche nostrane, gli insegnanti devono affrontare: apatia, rabbia, bullismo, situazioni familiari estreme.
Kawato dal canto suo affronta la situazione con lo spirito di un novello professor Keating de L’attimo fuggente[9], attivando gradualmente negli studenti la passione nel raggiungere un obbiettivo condiviso, lavorando molto sul senso di stima e di condivisione del gruppo, mettendosi in prima persona nelle loro condizioni e trovando soluzioni spesso poco ortodosse ma indubbiamente efficaci.
Great Teacher Onizuka
«Voglio rimanere un semplice insegnante per tutta la vita!» (motto di Eikichi Onizuka)
Great Teacher Onizuka, abbreviato in GTO, è una serie manga ideata da Tōru Fujisawa che racconta le avventure di Eikichi Onizuka, professore ventiduenne ed ex-teppista.
TRAMA
Eikichi Onizuka è un professore alquanto stravagante, sia nell’abbigliamento che nei metodi d’insegnamento, ed è anche un ex moto teppista, secondo dan[10] di karate, laureato in un’università di bassissima categoria a cui viene affidata la cattedra di una classe delle superiori dell’istituto privato Kisshō, piena di ragazzi “difficili” e famosa per aver indotto al licenziamento molti altri professori.
Ma Eikichi, diverso dagli altri professori, riuscirà con la sua simpatia, e con maniere a volte poco ortodosse, aiutato dalla preside che crede in lui, a conquistare la fiducia e il rispetto degli studenti della classe.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
GTO si colloca nella famiglia dei manga “di denuncia”, in cui viene criticata, esasperandone alcuni aspetti, la società giapponese, fortemente competitiva e frenetica. Nel manga, Fujisawa alterna quindi risate, azione, amore ad ampie riflessioni sul vivere moderno e sui problemi degli studenti: emarginazione, violenza, incomprensioni con la famiglia, professori egoisti che pensano solo al proprio posto di lavoro e allo stipendio.
Golden Boy
Golden Boy è un manga scritto e illustrato da Tatsuya Egawa anche adattato come anime.
TRAMA
La storia parla di Kintaro Oe, un ragazzo di 25 anni che ha lasciato la facoltà di legge dell’Università di Tokyo prematuramente per imparare a vivere veramente facendo esperienza nei più disparati campi.
Ha deciso così di viaggiare per il suo Paese, facendo svariati lavori per mantenersi e poter così imparare ogni giorno cose nuove dalla vita grazie alla sua agenda, sulla quale prende continuamente appunti, diventando quello che in gergo si chiama freeter[11].
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Fin da subito si evidenzia l’aspra critica da parte dell’autore alle istituzioni, che secondo lui al posto di incrementare la conoscenza, rendono semplicemente più sopiti i sensi dei giovani.
I personaggi sono psicologicamente caratterizzati in maniera eccellente e vengono inseriti in una società, che se in apparenza risulta normale e tranquilla, è perversa e corrotta: una società che si erge come modello, ma dove la funzione formatrice è distorta; sfruttando tale pretesto l’autore dà sfogo a numerose critiche sviluppate in maniera ricca e con dei concetti che si rifanno in molti punti a opere filosofiche anticapitaliste e saggi di carattere politico, economico e ambientale.
Kintaro rappresenta colui che riesce a disilludere, a rompere le barriere e i freni imposti dalla collettività estraendo l’istinto naturale, tanto è vero che chi riesce a cambiare non si limita più ad esser una semplice presenza, ma tramite l’esperienza è in grado di rifiutare gli schemi e i modelli imposti.
Come punto utopico nel contesto distopico[12], egli si dimostra l’anticonformista per definizione, vivendo come emarginato ma dimostrando la sua nobiltà d’animo, riuscendo a portare alla cessazione di ogni alienazione.
Al termine di “missione” compiuta da Kintaro, lo si vede allontanarsi sulla sua fida bicicletta mentre pronuncia “Imparo, imparo, imparo!” come fosse il suo mantra[13] di vita.
F. Compo
F. Compo (Family Compo), abbreviazione di Family Composition, è un manga di Tsukasa Hōjō.
Il fumetto affronta delicate tematiche legate alle varie tipologie di sessualità, descrivendole in modo assolutamente non convenzionale, come un evento naturale della vita; l’opera comunque non vuole essere un saggio, ma una commedia degli equivoci e conserva quindi l’ingenuità tipica del genere.
TRAMA
La storia è incentrata su Masahiko Yanagiba, un ragazzo di 18 anni che si trova dopo la morte di suo padre in un incidente stradale ad accettare l’ospitalità dei suoi zii, Yukari e Sora Wakanae, che non aveva mai realmente conosciuto e che lo invitano ad abitare con la loro famiglia in modo da poter continuare gli studi all’università.
Masahiko è inizialmente perplesso, perché sa che sua madre aveva rotto da tempo i rapporti con il fratello. Il giovane scoprirà però la verità su questa famiglia ed il perché del comportamento della madre, infatti i ruoli di questa famiglia sono invertiti: Yukari è in realtà un uomo, fratello di sua madre. Sora è in realtà una donna, anche se esteticamente sembra un uomo. Shion infine, loro figlia e cugina di Masahiko, è un vero mistero: ogni anno si comporta e veste alternativamente da maschio o da femmina.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
F. Compo è un’opera solare e dolce, che va a sciogliere qualunque barriera relativa al pregiudizio sessuale: nel fumetto vengono affrontate praticamente tutte le tematiche LGBT[14]: i personaggi però si dimostrano in grado di superare le barriere sociali che classicamente gli vengono imposte, e sono talmente a loro agio con la sessualità che hanno deciso di vivere, che anche per il lettore perde qualunque importanza conoscere l’effettivo genere biologico dei personaggi.
Death Note
«L’umano il cui nome verrà scritto su questo quaderno morirà» (Prima regola del Death Note)
Death Note è un manga ideato e scritto da Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata da cui sono tratti un anime, due romanzi e due film dal vivo.
TRAMA
La storia si incentra su Light Yagami, uno studente modello delle scuole superiori, annoiato dal suo stile di vita e stanco di essere circondato da una società pervasa da crimini e corruzione. La sua vita prende una svolta decisiva quando un giorno trova per terra un misterioso quaderno nero, dall’aspetto comune, con scritto in copertina “Death Note”, gettato sulla Terra dallo shinigami[15] Ryuk. Le istruzioni riportate sul Death Note asseriscono che qualsiasi persona il cui nome venga scritto sul quaderno mentre ci si raffigura il suo volto morirà. Una volta che il nome è stato scritto, la persona muore entro 40 secondi di arresto cardiaco, a meno che non venga specificata una causa di morte diversa. Attraverso l’utilizzo dei Death Note si possono specificare anche altri dettagli connessi alla morte della vittima, come data e ora, o obbligare il soggetto condannato a compiere delle azioni contro la sua volontà, prima del decesso.
Light intende usare il Death Note per eliminare tutti i criminali, purificando il mondo dal male e diventando il “Dio del nuovo mondo”. Il crescente numero di morti inspiegabili cattura però l’attenzione degli agenti dell’Interpol e di un famoso detective privato conosciuto come Elle. Egli scopre rapidamente che il serial killer — soprannominato dalla gente “Kira”, dalla pronuncia giapponese della parola inglese killer — risiede in Giappone, e che può uccidere le persone a distanza. Light cerca quindi di crearsi un alibi entrando a far parte della squadra investigativa al fianco di Elle, mentre continua una guerra a distanza fatta di intelletto e psicologia tra Elle e Kira.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Il personaggio di Light, pur essendo il protagonista, non possiede i tratti distintivi dell’eroe e anzi è un vero e proprio killer seriale, con cui è difficile simpatizzare, ma questo lo rende al tempo stesso più umano e credibile.
La serie offre uno spunto molto forte nel meditare sull'”enigma morale” di che cosa si farebbe se ci si dovesse trovare nella stessa situazione del protagonista. La questione morale di fondo ricorda il famoso quesito “Cosa farebbe, se avesse l’opportunità di tornare indietro nel tempo e uccidere Hitler?”[16]
Death Note è stato definito anche come di “una delle partite di tennis più lunghe e meglio giocate nella storia degli anime”[17], alludendo allo scontro psicologico tra Kira e Elle, aggiungendo che uno degli elementi di maggior fascino è che la storia non ha un cattivo per antonomasia, ma presenta due punti di vista che si identificano entrambi nel concetto di giustizia.
Akumetsu
Akumetsu è un manga giapponese scritto da Yoshiaki Tabata e disegnato da Yuki Yogo.
Akumetsu è una parola kanji[18] che significa “giustiziere del male”.
TRAMA
In un Giappone gravato da depressione economica, corruzione rampante e onnipresente burocrazia, Sho, un ragazzo all’ultimo anno del liceo, decide di uccidere tutti i responsabili di questa situazione, dai banchieri, ai politici, ai direttori delle aziende farmaceutiche, ai capi della polizia. Per farlo indossa sul volto una maschera da demone e prende il nome di Akumetsu.
L’obbiettivo di Akumetsu tuttavia non è l’uccidere i criminali, ma far riconoscere le proprie colpe a coloro che hanno fatto accumulare al Giappone un debito enorme. Per questo motivo prima di uccidere, servendosi di ripetitori posti in tutto il Giappone, si collega alle emittenti televisive giapponesi e riprendendo con una telecamera in diretta fa confessare al colpevole i propri crimini. Tuttavia visto che Akumetsu si giudica egli stesso malvagio paga ogni omicidio con la vita, ed infatti si suicida sempre ogni volta.
Sho in effetti non è un semplice ragazzo: sembra possedere i doni dell’immortalità e dell’ubiquità, derivanti da una particolare tecnologia che gli consente di portare avanti la sua missione.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
La storia tratta tematiche delicate quali la corruzione delle istituzioni, il disagio sociale, l’arricchimento personale a scapito della società attuato dalle aziende farmaceutiche, ecc. Al centro di tutto vi è però la violenza, poiché il protagonista tramite essa ritiene di riuscire ad eliminare gli ostacoli che impediscono al paese di uscire dalla sua disastrosa situazione. Akumetsu però sa che eliminare il male del tutto è impossibile, ed infatti lui agisce solo perché ritiene che così facendo riporterà l’ordine per un breve periodo in Giappone. A quel punto tocca alle forze dell’ordine ed al popolo mantenere quell’ordine a lungo termine.
Battle Royale
Battle Royale è un manga tratto dall’omonimo romanzo. È opera di Koushun Takami, l’autore del romanzo, e del mangaka Masayuki Taguchi. Dalla serie è stato tratto anche un film dal vivo.
TRAMA
Nella Repubblica della Grande Asia, uno stato totalitario geograficamente localizzato nel Giappone della realtà ed in conflitto con tutti gli stati del mondo e governato da un dittatore chiamato l’Egemone, vige il BR ACT. Secondo tale legge, ogni anno viene scelta tramite sorteggio una classe delle scuole superiori per partecipare al cosiddetto Programma. Il gioco consiste in una lotta all’ultimo sangue in cui i partecipanti devono uccidersi a vicenda su un’isola precedentemente evacuata. Per costringerli a partecipare, tra i vari espedienti c’è un collare che fornisce al centro di controllo la posizione degli studenti e che esplode in caso di fuga o di ammutinamento. Ai partecipanti è fornita un’arma con criteri assolutamente casuali, in modo da uniformare, affidandole al caso, le possibilità di sopravvivenza. L’obiettivo è che rimanga un solo superstite, l’unico che potrà fare ritorno a casa, e che sarà da esempio.
Si delineano subito fra gli studenti due diversi approcci alla situazione: quelli che si rifiutano di partecipare al gioco, e cercano il modo di ribellarsi al governo senza dover uccidere, e quelli che accettano di combattere per sopravvivere.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
La storia ha risvolti e temi particolarmente violenti che in molti punti ricordano sia il famoso Esperimento della prigione di Stanford[19], che romanzi distopici come 1984[20] di George Orwell.
L’intenzione dell’autore è quella di sublimare in una storia particolarmente scioccante la denuncia verso la logica di una società come quella giapponese, mortalmente competitiva, in cui i ragazzi sono indotti fin dalla scuola. La situazione estrema in cui sono costretti i partecipanti al Programma funge anche da prova del fuoco per le loro relazioni interpersonali, fornendo uno spunto molto interessante (e certamente drammatico) sulla differenza fra un’amicizia autentica ed una di facciata. Vi è inoltre una profonda analisi della psicologia dei personaggi, tutti attentamente caratterizzati in modo diverso: il ragazzo viziato, il teppista, la ragazza senza scrupoli, il ribelle, il sognatore, l’introverso, l’anima gentile, l’opportunista, e di molti altri, messi a confronto in una sorta di gara mortale fra loro per determinare il più adatto a sopravvivere.
Ikigami
Ikigami, il cui significato letterale è annuncio di morte, è un manga scritto da Motorō Mase.
TRAMA
In una società senza guerra, lo Stato condanna casualmente 1 cittadino su 1000 alla morte fra i 18 e i 24 anni. Il fine dichiarato è l’aumento della “produttività sociale” spingendo i giovani a vivere appieno, e la Legge sulla Prosperità Nazionale pretende di realizzarlo attraverso l’inoculazione di letali nanocapsule, somministrate a campione a ciascun cittadino al primo anno delle elementari, che esploderanno in una data predeterminata nella fascia d’età suddetta. Alla famiglia del condannato, considerato alla stregua di un eroe, lo Stato riconosce una pensione di prosperità nazionale, salvo il caso in cui il giovane si dimostri indegno commettendo reati nelle 24 ore prima della morte.
Il trait d’union dell’opera è Kengo Fujimoto, che superata l’età di 24 anni inizia la sua carriera come impiegato all’anagrafe con il compito di notificare gli avvisi di decesso (ikigami[21]) agli ignari cittadini predestinati solo 24 ore prima del decesso programmato. La consegna degli avvisi scatena nelle vittime predestinate reazioni diverse unite dalla disperazione, e nella storia vediamo come alcuni ragazzi trascorrono il loro ultimo giorno di vita.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
In questa serie vengono scandagliate in profondità le emozioni collegate alla vita e soprattutto alla morte: la disperata e comprensibile rabbia di chi, non avendo più nulla da perdere, vuole solo rifarsi sui teppisti che anni prima lo hanno seviziato, o il profondo senso di liberazione di chi accoglie l’ikigami come un premio o chi, nelle sue ultime ore prova con un urlo straziato a gridare al Paese quel che pensa della Legge sulla Prosperità Nazionale.
È interessante notare che sono previste pene severissime, fino alla morte, per chi si oppone a qualunque titolo alla Legge, ma per il resto il paese sembra essere una democrazia, con libere elezioni. Una democrazia però ricorda fin troppo da vicino l’incarnazione del Leviatano di Hobbes[22]: una democrazia fondata sulla paura è ancora una democrazia o è solo un guscio vuoto?
Quando poi nel corso della vicenda lo Stato entra in guerra promettendo ai volontari un vaccino anti-nanocapsule per sé o per un familiare, ognuno, in cuor suo, pensa che sia preferibile rischiare la vita in guerra, e giocarsela con le proprie forze, piuttosto che sottostare alla casualità incontestabilmente omicida della Legge. La sollevazione comune si disperde in mille questioni personali, la lotta politica lascia il posto all’individualismo pre-politico, la rivendicazione collettiva diventa una contrattazione privata.
Lo Stato quindi fa perno su un sistema sociale che spinge i cittadini a smarrire la coscienza civica, a confrontarsi singolarmente con lo Stato anziché essere lo Stato, e a ritenere preferibile la guerra alla pace (ovvero alla Legge). Si tratta ovviamente di una falsa alternativa: la pace non c’entra nulla con la Legge, che è pura propaganda di guerra. Legge e guerra sono alla fine la stessa opzione.
La questione posta da Motorō Mase suona ancor più inquietante oggi, nel momento in cui sempre più italiani cercano all’estero ciò che non possono trovare in patria, con una mediocre classe di dirigenti cooptati[23], un ceto politico che sembra avere come unico ideale la propria conservazione, e una legge elettorale addirittura incostituzionale.
L’autore ha più volte dichiarato che l’ispirazione gli è venuta guardando in tv la diretta degli attentati alle Torri Gemelle e, in seguito, le foto di quell’orrore. Mentre le osservava, si rendeva conto della mitridatizzazione[24] causata dalla ripetizione ossessiva delle immagini: dopo un po’ non gli trasmettevano che pochissime emozioni, quasi fossero una finzione televisiva. La creazione di Ikigami è stata la conseguenza dell’aver compreso la pericolosità di una tale mancanza di empatia.
V for Vendetta
V for Vendetta è una serie a fumetti scritta da Alan Moore e disegnata da David Lloyd e dalla quale è stato tratto il film omonimo[25].
La storia è ambientata in una Londra futuristica e distopica, in cui il potere è nelle mani di un governo totalitario in seguito alla confusione derivata da un conflitto nucleare. In quest’ambiente si muove il protagonista, V, un enigmatico personaggio mascherato in cui il desiderio di libertà si fonde con uno spiccato spirito anarchico.
TRAMA
La serie si apre con il conflitto politico concluso, i campi di concentramento hanno esaurito la loro funzione, e il popolo è assuefatto al regime instauratosi. La turbativa al sistema è rappresentata dalle azioni di V, un anarchico con la maschera di Guy Fawkes[26], dotato di inimmaginabili capacità e risorse, che inizia una campagna elaborata, violenta e teatrale, per cercare di sovvertire il regime. Gran parte della trama è narrata dai punti di vista dei vari comprimari, dalla seguace di V Evey Hammond a Eric Finch, il poliziotto che gli dà la caccia.
V è l’unico sopravvissuto del campo di concentramento dal quale è scappato provocando un’esplosione con del fertilizzante; da allora cerca di vendicarsi uccidendo tutti i suoi carcerieri, ma anche i medici che hanno condotto esperimenti su di lui. Una sera V salva una ragazza di nome Evey che, cercando di prostituirsi, aveva casualmente incontrato dei poliziotti che V uccide recitando una scena di Macbeth. V porta quindi con sé Evey mentre assiste alla distruzione del Parlamento inglese.
I testi sono estremamente elaborati, come quello in cui V si presenta:
“Ma in questa notte estremamente fausta permettimi dunque in luogo del più consueto nomignolo di accennare al carattere di questa dramatis persona. Voilà! Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato. Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana. Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà. L’unico Verdetto è Vendicarsi… Vendetta… E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V”.
Altrettanto ricco il dialogo che V fa alla nazione subentrando nelle frequenze televisive:
“Buona sera, Londra. Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa interruzione: come molti di voi, io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione; ne godo quanto chiunque altro. Ma nello spirito della commemorazione, affinché gli eventi importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta vengano celebrati con una bella festa, ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo 5 novembre, un giorno, ahimè, sprofondato nell’oblio, sottraendo un po’ di tempo alla vita quotidiana, per sederci e fare due chiacchiere. Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità. E la verità è che c’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere e sottomettervi. Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l’avete fatto: so che avevate paura, e chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie: c’era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale Alto Cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso obbediente consenso. Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio. Ieri sera io ho distrutto il vecchio Bailey, per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa, un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il 5 novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l’equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato il 5 novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, a un anno da questa notte, fuori dai cancelli del Parlamento, e insieme offriremo loro un 5 novembre che non verrà mai più dimenticato.”
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Le connotazioni del regime hanno dei chiari riferimenti ai modelli della politica totalitaria estremista, con mezzi di comunicazione controllati dal governo, corpi di polizia segreta, campi di concentramento per minoranze discriminate dal punto di vista razziale e sessuale. A questo si aggiunge una notevole componente tecnocratica, con forti richiami al romanzo 1984 di George Orwell[27], dove i cittadini sono costantemente monitorati dalle telecamere a circuito chiuso ed ascoltati tramite continue intercettazioni ambientali; l’informazione inoltre viene elargita da un’unica radio e unica tv di Stato, dove sia i programmi televisivi che la pubblicità passano messaggi ormai neanche più subliminali, per far collimare il pensiero del popolo con quello del regime instaurato. A ben pensare, è una situazione forse fin troppo attuale…
CONCLUSIONI
I fumetti possono essere uno strumento di facile accessibilità comunicativa, talvolta più del cinema se si parla di un target adolescenziale o comunque giovanile. Ritengo però che se si vogliono fare delle riflessioni su determinati temi, talvolta forti o comunque impegnativi, sia opportuno accompagnare il ragionamento che si vuole sottendere con dei momenti di confronto con un adulto informato, istruito e consapevole.
NOTE:
[1] Martha C. Nussbaum Non per profitto – Ed. il Mulino, Bologna 2011 – p. 52
[2] Termine giapponese che ha l’accezione di maestro. Viene comunemente usato come forma reverenziale nei confronti di importanti registi e autori.
[3] Hayao Miyazaki Mirai shōnen Konan – Nippon Animation, 1978.
[4] Neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo si indicano l’animazione ed i cartoni animati.
[5] La serie è un adattamento del romanzo di fantascienza per ragazzi The incredible tide, 1970, di Alexander Key.
[6] Termine giapponese con cui vengono indicati generalmente i fumetti.
[7] Nel 1970 la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross elaborò un modello a cinque fasi (negazione – rabbia – patteggiamento – depressione – accettazione) che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare un lutto solo affettivo e/o ideologico.
[8] Osamu Tezuka (N.1928 – M. 1989) è stato un fumettista, animatore, regista di anime giapponese.
La sua prolificità e le sue tecniche e generi pionieristici gli sono valsi i soprannomi di “padre dei manga” o addirittura “dio dei manga”.
Uno dei tratti distintivi dell’animazione giapponese, gli “occhioni”, furono inventati da Tezuka, che si basò su cartoni animati dell’epoca come Betty Boop di Max Fleischer e Mickey Mouse (Topolino) di Walt Disney. Per avere un’idea della sua produttività, si pensi che la sua produzione completa è stimata comprendere oltre 700 storie e un totale di circa 170.000 tavole.
[9] L’attimo fuggente (or. Dead Poets Society) è un film del 1989, diretto da Peter Weir, dove Robin Williams interpreta John Keating, un neo-docente della severissima Accademia maschile Welton, dove regnano onore, disciplina, tradizione. Attraverso la poesia, la forza creativa e ai suoi metodi di insegnamento anticonformisti, i suoi studenti avranno una visione della vita e del mondo completamente diversa.
[10] Il termine giapponese dan significa “livello”, “grado” e viene utilizzato nelle arti marziali per evidenziare i diversi livelli di abilità o d’esperienza (dal primo al decimo). Nella maggior parte delle arti marziali, la qualità di detentore di un grado dan è evidenziato dall’indossare una cintura nera.
[11] Freeter è un neologismo composto dalla parola inglese free (libero) e da quella tedesca Arbeiter (lavoratore). Descrive la condizione dei giovani giapponesi, di età compresa fra i 15 ed i 34 anni, che terminati gli studi cercano lavori precari e brevi per mantenersi senza perdere la propria libertà. Sono in contrasto con la radicata idea giapponese sul lavoro, spesso sono senza dimora fissa ma riescono ad organizzarsi tra loro ed organizzare dei cortei per far conoscere e portare avanti le loro richieste.
[12] Per distopia (o antiutopia, utopia negativa o cacotopia) s’intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista.
[13] La parola mantra è ormai entrata nel linguaggio comune ed è una formula sacra di origine sanscrita, che viene ripetuta come una sorta di preghiera per avere effetto subliminale a livello profondo.
[14] LGBT è un acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
[15] Uno shinigami (letteralmente “Dio della morte”) è la personificazione della morte nella mitologia giapponese, l’equivalente del “mietitore di anime” occidentale.
[16] Citazione dal film La Zona Morta (The Dead Zone), di David Cronenberg, 1983, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King del 1979.
[17] Briana Lawrence, Death Note GN 12, Anime News Network, 5 agosto 2007
[18] I kanji sono i caratteri di origine cinese usati nella scrittura giapponese in congiunzione con i sillabari hiragana e katakana.
[19] L’esperimento della prigione di Stanford fu un esperimento psicologico volto a indagare il comportamento umano in una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo di appartenenza. L’esperimento prevedeva l’assegnazione, ai volontari che accettarono di parteciparvi, dei ruoli di guardie e prigionieri all’interno di un carcere simulato. Fu condotto nel 1971 da un team di ricercatori diretto dal professor Philip Zimbardo della Stanford University. Gli inattesi risultati ebbero dei risvolti così drammatici da indurre gli autori dello studio a sospendere la sperimentazione.
[20] 1984 (Nineteen Eighty-Four) è uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949. La vicenda ambientata nel futuro prossimo (rispetto all’anno di pubblicazione) del 1984, dove la Terra è divisa in tre grandi potenze totalitarie che sfruttano la guerra perenne per mantenere il controllo totale sulla società. L’Inghilterra è governata da un onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto di persona (ma che appare in manifesti affissi dappertutto) e che attraverso una moltitudine di telecamere tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini.
[21] Va rilevata l’assonanza con l’akagami (letteralmente: “carta rossa”) ovvero l’ordine di richiamo nell’esercito Imperiale giapponese durante la Seconda guerra mondiale, che significava una morte quasi certa.
[22] Il Leviatano (Leviathan or The Matter, Forme and Power of a Common Wealth Ecclesiastical and Civil) è probabilmente il libro più conosciuto di Thomas Hobbes, pubblicato nel 1651. Il titolo è ripreso dalla figura biblica del Leviatano. Il libro tratta il problema della legittimità e della forma dello Stato, rappresentato sulla copertina della prima edizione del testo come un gigante costituito da tanti singoli individui; il gigante regge in una mano una spada, simbolo del potere temporale, e nell’altra il pastorale, simbolo del potere religioso, a indicare che, secondo Hobbes, i due poteri non vanno separati. Per liberarsi dalla condizione primitiva in cui tutti competono con tutti, la moltitudine deve costituire una società efficiente, che garantisca la sicurezza degli individui, condizione primaria per il perseguimento dei desideri. A questo scopo tutti gli individui rinunciano ai propri diritti naturali, stringendo tra loro un patto con cui li trasferiscono a una singola persona, che può essere o un monarca, oppure un’assemblea di uomini, che si assume il compito di garantire la pace entro la società.
[23] La cooptazione è un metodo per la scelta dei nuovi membri di un organo collegiale, consistente nella loro elezione da parte dell’organo stesso.
[24] Processo o stato di relativa refrattarietà, progressivamente acquisita, verso una determinata sostanza tossica o medicamentosa o verso una situazione.
[25] V per Vendetta (V for Vendetta), 2005 – regia di James McTeigue.
[26] Guy Fawkes (N.1570 – M.1606) è stato un militare e cospiratore inglese, membro di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di assassinare con un’esplosione il re Giacomo I d’Inghilterra e tutti i membri del Parlamento inglese riuniti nella Camera dei Lord per l’apertura delle sessioni parlamentari dell’anno 1605 (questo evento sarà noto in seguito come Congiura delle polveri).
La maschera di Guy Fawkes usata nella trasposizione cinematografica è stata adottata come simbolo dagli attivisti di “Anonymous”, i quali intraprendono proteste e altre azioni spesso ai danni delle major che censurano la libertà di espressione su internet.
[27] Vedi nota 20
BIBLIOGRAFIA:
- Non per profitto, Martha C. Nussbaum – Ed. il Mulino, Bologna 2011
- Hayao Miyazaki, le insospettabili contraddizioni di un cantastorie, Alessia Spagnoli – Sovera Edizioni, Roma 2009
- 風の谷のナウシカ Kaze no tani no Naushika, Nausicaä della Valle del vento – Hayao Miyazaki, Tokuma Shoten, 1982
- リアルRiaru, Real – Takehiko Inoue, Weekly Young Jump, 2001
- ゴールデンボーイ Gōruden Bōi, Golden Boy – Tatsuya Egawa – Shueisha, 1995
- ファミリーコンポ Famirī Konpo, F. Compo – Tsukasa Hōjō – Shueisha, 1996
- ルーキーズ Rukīzu, Rookies – Masanori Morita – Shueisha, 1998
- ブラック・ジャックBurakku Jakku, Black Jack – Osamu Tezuka – Akita Shoten, 1973
- グレート・ティーチャー・オニヅカ Gurēto Tīchā Onizuka, Great Teacher Onizuka – Tōru Fujisawa – Kodansha, 1996
- デスノート Desu Nōto, Death Note – Tsugumi Ōba e Takeshi Obata – Shueisha, 2003
- アクメツ Akumetsu – Yuki Yogo – Akita Shoten, 2002
- バトル・ロワイアル Batoru Rowaiaru, Battle Royale – Koushun Takami e Masayuki Taguchi – Akita publishing, 2000
- イキガミ Ikigami – Motorō Mase – Shogakukan, 2005
- V for Vendetta, Anan Moore e David Lloyd, DC Comics – Vertigo, 1982
- Il privato è politico? “Ikigami” di Motoro Mase di Matteo Tonon – Fumettologica, 2013
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