Nel 1930 si era ormai arrivati alla definizione dei principi della meccanica quantistica, che si può ritrovare nella famosa interpretazione di Copenaghen, riguardo aspetti quali il principio di complementarietà e la dualità onda-particella, teoria a cui parteciparono alcuni dei più grandi fisici dell’epoca, tra i quali spiccavano Erwin Schrödinger, Werner Heisenberg, Niels Bohr e Paul Dirac.
Di questo folto gruppo fece parte anche l’allora giovane fisico di origine austrica, Wolfgang Pauli, conosciuto per il suo principio di esclusione[1], per alcuni lavori legati alla teoria della relatività e anche per un trattato sulla relatività ristretta di Albert Einstein, che Pauli pubblica a soli 19 anni, dimostrando da subito un’intelligenza scientifica acutissima e ricevendo i complimenti da Einstein in persona.
Negli anni a seguire Pauli sarà insignito di molti prestigiosi riconoscimenti: Nobel per la fisica (1945), Medaglia Max Planck (1958), Medaglia Lorentz (1931), Medaglia Matteucci (1956). Nel 1930 si legherà per interessi personali, terapeutici e scientifici al medico psichiatra e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, già all’epoca di fama internazionale, e impegnato, in quegli stessi anni a rielaborare e reinterpretare i principi della psicoanalisi di Sigmund Freud.
Durante un periodo di 3 anni, oltre 1.500 sogni di Pauli vennero registrati e catalogati, riflettendo quello che Jung avrebbe definito uno «straordinario percorso individuativo effettuato». Dopo due anni, Pauli entrò direttamente in analisi con Jung, dal quale trasse indubbi benefici. Lo stesso Pauli spiegò anni dopo la motivazione del dialogo nato tra i due studiosi con le seguenti parole: «È stata la concordanza di senso di idee che si sono presentate in rami diversi del sapere quasi simultaneamente, la loro sensibile coincidenza, che mi ha introdotto a uscire fuori dalla mia stretta specializzazione».
Per diversi anni infatti si instaurò tra i due studiosi un rapporto di intenso scambio epistolare che porterà alla realizzazione, nel 1952, del libro Naturerklärung und Psyche nel quale Pauli, in collaborazione con Jung, analizzò le opere di Johannes Kepler[2], concludendo che l’astronomo tedesco fosse influenzato da immagini simbolico-religiose (la sfera, il cerchio, il numero Tre legato alla Trinità) nell’elaborazione delle sue teorie. Secondo Pauli, questo sarebbe dovuto al prodotto cosciente e razionalizzato di un substrato più profondo, costituito da idee inconsce.
Come avveniva, allora, il passaggio dai dati empirici alla formulazione di una teoria? Pauli sottolineò come il processo di comprensione della natura fosse guidato da corrispondenze e sovrapposizioni fra immagini interne preesistenti nella psiche umana e la realtà del mondo esterno, e come queste fungessero da produttori e ordinatori di rappresentazioni. Tali idee, dal forte contenuto simbolico, dirigevano l’attenzione dello scienziato e ne influenzavano il modo di selezionare e organizzare i dati esperienziali, costituendo così il ponte cercato tra percezioni ed idee. Pauli riconobbe in questi “ordinatori di rappresentazioni”, o Hintergrundphysik[3], le idee archetipiche dell‘inconscio collettivo che Jung aveva ben delineato.
È certamente di grande effetto l’introduzione, nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung, a fianco di un inconscio personale, di un inconscio collettivo: si tratta della parte dell’inconscio impersonale e universale, di carattere oggettivo, che è composto da archetipi,[4] ovvero i principi organizzatori impliciti nella natura umana che si manifestano in punti nodali del mondo delle immagini, da Jung chiamate dominanti, la cui esistenza motiva la ricorrenza di costanti nell’umanità, documentate nella storia e nella cultura dei diversi popoli e, in particolare, nei simboli che popolano i sogni, nelle allucinazioni dati da psicotici, nella mitologia, nei riti delle religioni, e nelle opere d’arte. Gli archetipi sono per Jung nuclei inconoscibili, che resteranno sempre celati alla coscienza dell’individuo: ad essi è possibile solamente dare un’interpretazione, tant’è che anche una loro rappresentazione è sfuggevole, infatti Jung si riferisce ad essi, in realtà, tramite idee archetipiche. Si può quindi riscontrare una prima analogia con la meccanica quantistica: una prima difficoltà introdotta dalla meccanica quantistica è la sua irrappresentabilità mentale, esattamente alla stregua degli archetipi junghiani.
Oltre alle opere di Kepler, Pauli analizzò anche le critiche a lui mosse da Robert Fludd, uno scienziato ermetico inglese, vissuto a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo: se le teorie di Kepler si basavano su un approccio scientifico, giustificato dai numeri, la comprensione della realtà per Fludd doveva avvenire tramite immagini simboliche: era quindi superfluo perdersi in inutili espressioni matematiche. Secondo Pauli, Fludd era guidato in questa sua visione della realtà dalla ricerca di una continuità tra l’osservatore e la natura. Fludd cercava probabilmente di preservare un’unità tra l’esperienza interna dell’osservatore ed i processi esterni della natura, stabilendo una corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo. La questione nascente a quel punto costituiva il nucleo centrale del dibattito tra Pauli e Jung: il rapporto tra chi osserva e chi viene osservato, sia nella fisica quantistica che nella psicoanalisi. È interessante notare come nella psicoanalisi, analogamente alla fisica quantistica, l’osservazione di contenuti inconsci da parte dell’analizzando implichi anche un’alterazione della coscienza. Questo discorso mette in luce un collegamento e una sorta di indivisibilità tra osservatore e osservato, che nella meccanica quantistica, in particolare, è un concetto innovativo e pone la questione dell’introduzione di una componente soggettiva, psichica, nell’esperimento quantistico.
Nel 1927, durante il V congresso Solvay, Niels Bohr enunciò lo sconvolgente principio di complementarietà, fondamento interpretativo della fisica dei quanti: il duplice aspetto corpuscolare e ondulatorio dei fenomeni che avvengono a livello atomico e subatomico ne rendeva impossibile l’osservazione contemporanea durante lo stesso esperimento. Da ciò ne derivò che un solo dispositivo sperimentale restituisce un’immagine incompleta della natura, la quale andava quindi osservata in modo multilaterale, pena una comprensione parziale di essa. Allo stesso modo, un atteggiamento unilaterale dell’uomo, riferito alle sue funzioni psichiche, come ad esempio, il dominio dell’Io sull’inconscio, poteva essere deleterio e, per Jung, alla base della patologia.
Per dare una soluzione a tali questioni, nell’ambito della fisica, si potrebbero utilizzo di apparati strumentali alternativi, accettando la contraddittorietà di un fenomeno fisico che tali apparati sono in grado di rivelarci. In questo, possono venire in aiuto dei simboli unificanti tra le varie immagini della natura, che per Pauli erano costituite dalle funzioni matematiche astratte: Pauli infatti, riteneva che la funzione d’onda, che descriveva uno stato quantistico, costituisse il simbolo[5] per eccellenza, si potrebbe dire nel senso junghiano del termine. Anche nella psicoanalisi, per superare le barriere poste dall’unilateralità era necessario un atteggiamento alternativo della coscienza, un cambio di prospettiva, considerando il materiale inconscio in modo diverso, e cioè simbolicamente, nel senso espresso poc’anzi. Tale atteggiamento è alla base di quello che Jung chiamava principio d’individuazione, cioè la trasformazione dell’individuo.
È possibile considerare che gli enormi progressi avuti dalle due discipline nel corso del ventennio successivo al loro incontro siano in parte dovuti alle riflessioni e al continuo confronto di idee che avvenne tra i due studiosi, i quali indagarono rispettivamente la fisica dei quanti e la psicoanalisi intrecciando sorprendentemente queste scienze in diversi punti.
Nel corso della sua carriera Pauli aggiunse una continua riflessione filosofica allo studio della fisica, in particolar modo riguardo alla teoria dei quanti. Molti dei risultati sperimentali infatti si potevano prevedere grazie alla teorizzazione dei quanti, ma questi lasciavano senza risposta molteplici questioni. L’impressione generale era che il mondo microscopico disobbedisse alle stesse leggi di quello macroscopico e ciò portava a rendere molto difficile la sua descrizione tramite i concetti della fisica classica.
Nello stesso periodo Jung lavorava sulla relatività delle categorie spazio-temporali rilevabili all’interno dell’inconscio e sull’esistenza di un legame, chiamato da lui di sincronicità, tra fenomeni fisici e psichici, svincolato dal rapporto causa-effetto. Per questo motivo lo studioso si sentì molto attratto dai risultati che la fisica quantistica stava raggiungendo e discusse assieme ad alcuni fisici sulle conseguenze che queste teorie portavano e che, tra l’altro, sembravano confermare alcune sue ipotesi.
NOTE:
[1] Tale principio, formulato da Pauli nel 1925, sostiene l’impossibilità di trovare due o più elettroni, in un atomo, con identico stato quantico ed ha un ruolo fondamentale per la comprensione della statistica delle particelle e della struttura degli atomi. (Bonomi)
[2] Noto in italiano come Giovanni Keplero (1571-1630), è stato un astronomo, astrologo, matematico, cosmologo, teorico musicale, filosofo della natura e teologo luterano tedesco, che scoprì empiricamente le omonime leggi che regolano il movimento dei pianeti. (Wikipedia)
[3] Una precisa traduzione italiana è inesistente. In Psiche e Natura Pauli scrive «Con il termine Hintergrundphysik intendo il ricorrere di idee e concetti quantitativi della fisica in fantasie spontanee, in senso qualitativo, figurato, cioè simbolico». (Pauli, 1948, 1952, 1953)
[4] Alcuni esempi di archetipi possono essere rappresentati da: 1) L’archetipo della Madre, che si riferisce a un’immagine della figura materna a cui la madre reale viene assimilata nella psiche individuale; 2) L’archetipo della Persona rappresenta la maschera che viene indossata per rapportarsi agli altri, ed è derivante dalle aspettative della società e dell’educazione. 3) Il Sé è l’archetipo dell’unità e della totalità della psiche. Totalità rispetto a cui l’Io, la nostra parte cosciente, è solo una piccola parte. (Bonomi)
[5] Da Symbolum = “mettere insieme”, “fare da ponte”, per Jung, tra coscienza e inconscio.
BIBLIOGRAFIA:
- Bonomi, Letizia. Alchimia di due grandi menti. Influenze reciproche tra W. Pauli e C.G. Jung, e analogie tra meccanica quantistica e psicoanalisi. Letizia Bonomi. [Online] http://letiziabonomi.altervista.org/PAULI_JUNG_Letizia_Bonomi.pdf
- Jung, Carl Gustav. 2007 [or. 1954]. Über die Archetypen des kollektiven Unbewussten. Zürych : Foundation of the Works of C. G. Jung, 2007 [or. 1954]. It. Gli archetipi dell’inconscio collettivo. Torino : Bollati Boringhieri editore, 2011.
—. 2007 [or.1952]. Synchronizität als ein Prinzip akausaler Zusammenhänge. Zürych : Foundation of the Works of C. G. Jung, 2007 [or.1952]. Trad. It. La sincronicità come principio di nessi acasuali. Torino : Bollati Boringhieri editore, 2011.
—. 2007 [or. 1912]. Versuch einer Darstellug der psychoanalytischen Theorie, lez. 5, Die Phantasien des Unbewussten. Zürych : Foundation of the Works of C. G. Jung, 2007 [or. 1912]. Trad. It. Le fantasie dell’inconscio. Torino : Bollati Boringhieri editore, 2011.
—. 2007 [or. 1911]. Morton Price, M. D.: “The Mechanism and Interpretation of Dreams”. Zürych : Foundation of the Works of C. G. Jung, 2007 [or. 1911]. Trad. It. Recensione critica a Morton Price, “Il meccanismo e l’interpretazione sei sogni”. Torino : Bollati Boringhieri editore, 2011.
—. 2007 [or.1911]. Ein Beitrag zur Kenntnis des Zahlentraumes. Zürych : Foundation of the Works of C. G. Jung, 2007 [or.1911]. Trad. It. Contributo alla conoscenza del sogno dei numeri. Torino : Bollati Boringhieri editore, 2011. - Lavalle, Mauro. 2019. Fisica quantistica, fisica della vita. Viaggio alla scoperta della struttura della materia, della Biologia e della Psicologia Quantistica. Romagnano al Monte (SA) : BookSprint Edizioni, 2019.
- Pauli, Wolfgang. 1948, 1952, 1953. Moderne Beispiele zur “Hintergrundsphysik” – Der Einfluss archetypischer Vostellungen auf die Bildung naturwissenschaftlicher Theorien bei Kepler – Die Klavierstunde: Eine aktive Phantasie über dar Unbewusste. 1948, 1952, 1953. Trad. It. Psiche e Natura. Milano : Adelphi Edizioni s.p.a., 2006.
- Scolari, Fabio. 2019. Psicologia quantistica. Valutazione critica della sua possibile applicazione in ambito lavorativo. 2019.