Valerius Semper!

La prima volta che sentii parlare di Giacomo Slemer fu nel 2009. Dico che ne sentii parlare perché al tempo ero insegnante e presidente di un’associazione di scherma storica e rievocazione, l’Ordine delle Lame Scaligere, che in quel periodo aveva diverse sedi sparse sul territorio veronese gestite da altri istruttori, miei precedenti allievi. Il nome di Giacomo, pertanto, lo vidi la prima volta a settembre 2009 quando Gianmarco “Fosco” Ferrioli, l’istruttore della nostra “Scuola della Gru”, mi mandò l’elenco dei partecipanti alle prime lezioni che avevano deciso di iscriversi alla nostra associazione. Assieme al nome di Giacomo era presente anche quello di Alberto, un suo amico che lo aveva seguito per provare la scherma storica. Il 16 dicembre 2009, dopo circa tre mesi di pratica, si svolse il primo esame, quello per diventare “Scudiero”: probabilmente fu quella la prima volta che incontrai Giacomo di persona, anche perché di solito ero io l’esaminatore. Giacomo comunque passò tranquillamente il primo esame, che verteva essenzialmente sul conoscere come è fatta una spada e le sue parti, i colpi essenziali ed i vari tipi di passeggio schermistico.

A quel tempo io insegnavo nella “Scuola delle Fenice”, ovvero il corso che era dedicato ai praticanti più esperti, perciò interagivo di rado con i nuovi arrivati, se non in qualche riunione o incontro organizzativo. Cominciai ad avere a che fare con Giacomo quando iniziò ad interessarsi alla rievocazione storica all’interno della nostra associazione, un ambito del quale mi occupavo ormai da una quindicina d’anni. La prima impressione devo dire che fu particolare, dettata in primis un po’ dal suo look che attirava l’attenzione, con pizzetto ben curato, barbetta, i capelli tagliati corti ma con dietro un codino lungo e legato da un elastico che un po’ stonava con il resto (devo stare zitto però, perché alla sua età avevo un look ben peggiore!). Proseguendo a parlare della prima impressione, dopo qualche suo intervento ad una riunione mi trovai a categorizzarlo in una tipologia di allievo: il Saccente. In tanti anni di insegnamento avevo avuto a che fare con centinaia di allievi e notai alcune caratteristiche ricorrenti nei caratteri, quindi un po’ ormai li categorizzavo: i Perfettini, i Divertenti, i Bulli, i Piagnoni, i Rompipalle, i Rabbiosi, i Timidi, gli Splendidi… Ecco, Giacomo era indubbiamente nei Saccenti, ovvero coloro che sanno le cose e devono far vedere a tutti che le sanno, oppure, se non le sanno, tempo una settimana si informeranno talmente tanto l’argomento che la volta successiva dovranno farti vedere non solo che ora sono padroni dell’argomento, ma che ora lo sono anche più di te! I Saccenti per me viaggiano sulla sottile linea di confine fra i Divertenti e i Rompipalle. Non fu un inizio dei migliori, quindi. Nei primi incontro rievocativi Giacomo portava tutta una serie di cose create da lui, che si collocavano principalmente fra il fantasy e l’antistorico e che secondo lui erano perfetti da usare, fra cui un mantello assurdamente pesante, tanto da essere “autoportante”, cioè una volta appoggiato a terra stava in piedi da solo! A sua lode va detto che era veramente un tuttofare pieno di energie, che passava dalla sartoria, alla lavorazione del legno, del metallo e della pelle senza battere ciglio; sicuramente era correggibile sul risultato che produceva, ma metteva l’anima in quello che faceva e dopo un po’ di dritte si rivelò un elemento su cui fare affidamento.

Prima della consegna del primo diploma che attestava il passaggio di grado però, un passo fondamentale la scelta del proprio “nome storico”! Questa era una tradizione che portavamo avanti dagli esordi della nostra associazione e consisteva nello scegliersi un nome storicamente accettabile ed ispirato, italiano, diverso da personaggi storicamente esistiti e da usare poi nei contesti rievocativi come nome del proprio “personaggio”. Giacomo aveva scelto come suo nome storico “Valerius”, un nome che era più latineggiante che italiano, ma lui doveva ovviamente distinguersi e quindi, da lì in avanti, sarebbe stato chiamato Valerius.

Il 19 maggio 2010 Giacomo sostenne il suo secondo esame su un argomento decisamente più vasto e che richiedeva un’attenzione maggiore: le poste ed il Segno di Scherma. Le poste ovviamente non sono quelle dove si vanno a spedire le lettere ed a pagare le bollette, ma sono delle posizioni schermistiche dalle quali far partire gli attacchi e le difese, oppure invitare l’avversario a compiere delle azioni particolari; Il Segno della Spada è invece un’immagine allegorica che compare sul Flos Duellatorum, il primo trattato di scherma italiana a noi pervenuto (è del 1409), che racchiude in sé quelli che sono i colpi, le poste e le virtù dello schermidore. Superato l’esame Giacomo assurse al grado di “Allievo”.

Nella seconda metà di maggio 2010 Giacomo partecipò al suo primo evento storico, ovvero il Palio del Toro che si svolge ogni anno a Sanguinetto, nella Bassa Veronese. In tale occasione conobbi anche Michela, la sua ragazza, per la quale si era prodigato in prima persona a creare un abito storico. Giacomo, o meglio “Jack”, come cominciammo a chiamarlo, indossava una camicia bianca, delle calzabrache, un paio di scarpe medievali fatte a stivaletto, un enorme corno potorio che portava in cintura e una scure che si era realizzato innestando una testa di un’accetta su un manico più lungo. Per la sfilata che si faceva per le vie del paese gli affidai una lancia, con la quale volle farsi una foto in posa da usare poi sul nostro sito (che vedete qui a fianco). Nelle prime uscite non facevamo fare molto ai “novellini”, anche perché noi facevamo duelli con spade in metallo che, per quanto né affilate né appuntite, restavano delle spranghe di ferro che richiedevano molta preparazione per essere usate insicurezza durante un evento pubblico. Le due giornate del Palio del Toro comunque trascorsero tranquillamente, fra combattimenti di guerrieri e tornei di tiro con l’arco.  Giacomo si era fatto apprezzare per lo spirito di gruppo ed il piacere di stare insieme con gente che aveva le sue stesse passioni.

A luglio 2010 fu la volta di un evento al quale io non partecipai direttamente, che però conoscevo bene per avervi partecipato in diverse occasioni precedenti, ovvero “Medioevo alla Corte degli Ubaldini”, che si tiene a Palazzuolo sul Senio, un bel paesino che alle pendici degli Appennini fiorentini. L’evento è molto bello perché sono sempre presenti molti gruppi storici provenienti da tutta Italia, i quali vengono dislocati in diverse aree del paese dove possono piantare le proprie tende e fare vita da campo, didattica, mestieri antichi. Al nostro gruppo fu dato lo spazio che occupavamo anche negli anni precedenti, sull’argine del fiume Senio. Il nostro accampamento al tempo cominciava ad essere già ben attrezzato: avevamo una tenda medievale grande in cui si poteva dormire anche in 6-7 persone, un tendalino per proteggersi dal Sole, sotto il quale piazzavamo i tavoli e le panche dove mangiare e chiacchierare. L’organizzazione della rievocazione in quell’occasione aveva anche fornito delle balle di fieno rettangolari, che furono usate come ulteriori sedute o come giacigli. La particolarità di questo evento che solitamente dura dal venerdì alla domenica, è che la sera del sabato di solito viene organizzato uno spettacolo teatrale coinvolgendo vari membri delle compagnie presenti che si offrono di collaborare. Giacomo volle partecipare (conoscendolo, tutto quello che si poteva provare, lo provava…) e fu quindi coinvolto in questo spettacolo come combattente in una battagliola simulata e molto teatralizzata, con tanto di fiamme e fumo: molto coinvolgente. La rievocazione poi procedeva con varie sfilate in giro per le vie del paese, battaglie in armatura (alle quali però il nostro gruppo non partecipava) e una particolarissima gara di catapulte!

Nella prima metà di settembre del 2010 fummo invitati a partecipare ad un altro evento ricorrente per la nostra associazione: “Cavalieri in moto” al Castello di Montorio. È un evento che si svolge il sabato sera e che ha ben poco di storico se non la location che è esattamente ai piedi del castello sulle colline veronesi e che viene organizzato dai Blue Knights, un gruppo di biker alquanto particolare, perché i membri appartengono esclusivamente ai diversi corpi di polizia. In questo contesto noi eravamo chiamati a fare “colore”, ovvero eravamo liberi di sportarci all’interno della festa per fare ogni tanto qualche combattimento o intrattenere il pubblico con qualche scenetta recitata. Giacomo e Michela parteciparono con noi e si ascoltò buona musica, si mangiò, si bevve e si fece baldoria generale (e poi potevamo bere tranquillamente, perché se ci fermava qualche pattuglia sulla via del ritorno, potevamo dire che erano stati i loro colleghi ad ubriacarci!). Durante la festa c’è sempre anche un momento “rituale” in cui gli aspiranti Blue Knights fanno richiesta di essere ammessi al gruppo: una cerimonia molto cavalleresca con tanto di giuramento stando in ginocchio ed investitura da parte di un “cavaliere anziano” che gli appoggiava la spada sulle spalle. Noi partecipavamo a questa cerimonia in veste di contorno scenico, alcuni stando sul palco ed alcuni appena al di sotto, fra cui Giacomo, che per l’occasione si era messo sulla testa una pellegrina nera e teneva la sua fida scure appoggiata alla spalla.

A metà settembre 2010 ricominciammo i corsi di scherma storica e Giacomo proseguì il suo percorso sotto la guida di Gianmarco Ferrioli. Il 20 Aprile del 2011 sostenne quindi il suo terzo esame: questa volta gli argomenti erano decisamente più impegnativi, in quanto si trattava di conoscere tutte le tecniche di spada a due mani presenti sul Flos Duellatorum, che prevedono colpi, disarmi, chiavi articolari, proiezioni a terra. In questo caso Giacomo fu però avvantaggiato dalla sua pluriennale pratica di un’altra arte marziale, stavolta orientale: il Judo. Il corpo umano è fatto allo stesso modo in oriente ed in occidente, pertanto leve, proiezioni e ingaggi corpo a corpo sono molto simili. Per questo esame era anche necessario conoscere quello che noi chiamavamo “Primo Gioco Schermistico”, ovvero una sequenza preordinata di colpi, tirati con una corretta logica ed eseguito in modo fluido assieme ad un compagno: questa era una prima infarinatura della scherma artistica, che stava alla base dei duelli e combattimento che portavamo alle rievocazioni storiche. Per poter accedere all’esame veniva inoltre richiesto di presentare una ricerca culturale su un tema che poteva essere di interesse all’associazione. Giacomo ne fece una molto bella sugli Abiti Medievali, e preso dall’interesse ne face subito un’altra sulle Armi nel Medioevo (entrambe sono ora pubblicate anche sul sito della mia Accademia, con il permesso dei genitori). Superato l’esame Giacomo divenne “Adepto” e da lì in poi sarebbe passato al corso esperti: la Scuola della Fenice che conducevo io.

Terminate le lezioni ai primi di giugno del 2011, cominciava finalmente l’attività degli eventi di rievocazione e di spettacolo estivi. Il primo a cui partecipò Giacomo quell’anno fu l’8 agosto a Riva del Garda, dove venne organizzata la “Notte Bianca”, con tutte le attività aperte fino a tarda ora e molteplici esibizioni di artisti nei vari angoli del paese. Noi presidiavamo la piazza antistante l’ingresso del castello che si affaccia sul Lago di Garda e dovevamo occuparci di intrattenere il pubblico con duelli, scenette teatrali recitate e un po’ di didattica. Fu in quell’occasione che Giacomo si esibì per la prima volta, in un breve combattimento preparato assieme a Niccolò, un altro dei ragazzi del gruppo, suo parigrado. Questo tipo di eventi erano sempre molto divertenti e noi incentravamo tutto sul lato goliardico: non esisteva mai pertanto il “duello mortale”, ma era perlopiù una specie di rissa che nasceva per motivi più o meno futili e che finiva quasi sempre con il pretesto di risolvere l’annosa diatriba in osteria.

Il fine settimana successivo l’Ordine delle Lame Scaligere partecipò di nuovo all’evento “Medioevo alla Corte degli Ubaldini” a Palazzuolo sul Senio. Anche in quell’occasione io non fui presente direttamente, ma Giacomo partecipò con gli altri ragazzi. Vista la mia assenza gli prestai la mia “imbottita”, una sorta di giacca, appunto, imbottita che si mette sopra la camicia e che ha lo scopo di attutire un po’ gli impatti dei colpi che possono arrivare. Certo, non erano previste vere e proprie occasioni in cui avrebbe avuto la necessità di proteggersi in questo senso, ma era più che altro un modo per completare il suo abbigliamento piuttosto che lascialo con la sola camicia. Per il resto l’evento prevedeva lo stesso programma delle edizioni precedenti, con vita da campo, didattica, qualche sfilata e qualche duello. Non ricordo se in quell’occasione si fece anche lo spettacolo teatrale del sabato sera, ma presumo di sì.

Più di interessante fu certamente l’evento che si svolse a fine agosto, visto che era uno dei più belli e di rilievo a cui partecipavamo: “Mantova Medievale”. La rievocazione di due giorni si svolge perlopiù in un parco sulla riva di uno dei due grandi laghi di Mantova, vicino al castello di San Giorgio, antistante il quale invece si svolge poi la battaglia campale. Oltre a far convergere decine di gruppi storici proveniente da tutt’Italia, sono sempre presenti anche molto artigiani che realizzano e vendono attrezzatura e oggettistica per la rievocazione storica. Fu proprio in quell’occasione che Giacomo acquistò la sua spada e gliela “battezzai” io personalmente: era questa una tradizione che portavamo avanti da molto tempo nella nostra associazione, secondo la quale quando qualcuno acquista una nuova spada, prima di poterla usare questa doveva essere sottoposta all’attacco di un Maestro, che ne imprimeva così sulla lama la Prima Tacca. Nella foto che ho messo qui a fianco potete vedere la gioia di Giacomo subito dopo il battesimo della sua spada! Una delle cose più belle di Mantova Medievale è sempre la sera del sabato, quando il Sole cala sui laghi e si cominciano ad accendere le candele e lanterne all’interno degli accampamenti: a quel punto non ci sono più attività rivolte al pubblico, ma si trascorre la serata mangiando e bevendo piatti e bevande dell’epoca, girando per gli altri attendamenti ad assaggiare le prelibatezze più o meno storiche preparate dagli altri e facendo generale gozzoviglio con i tanti altri rievocatori presenti. Quando si è stanchi, se si trova la via, si torna al proprio campo e ci si accascia in tenda (o se fa caldo, all’aperto) fino all’alba del giorno dopo, quando i campi ricominciano ad animarsi e la voglia di caffè e brioches forniti dall’organizzazione si fa pressante.

La creatività di Giacomo era sempre fervente, e fra un evento e l’altro aveva costruito un bello scudo da combattimento dipinto di bianco per sé e uno nero per l’amico Alberto. L’occasione di usarli venne abbastanza in fretta, infatti a metà settembre 2011 ci recammo alle risorgive di Ca’ di David, nel parco di Fossa Bova, per un evento organizzato dal regista veronese Gaetano Miglioranzi. Il nostro intervento prevedeva qualche piccola scena recitata ed un combattimento fra due “campioni”: affidammo il compito di eseguire il duello proprio a Giacomo e ad Alberto, che si erano preparati per l’occasione una breve coreografia schermistica.

Nonostante avessimo ormai già cominciato il nuovo anno schermistico, verso la fine di settembre del 2011 partecipammo ad un altro evento di rievocazione di due giorni a Moncalieri, vicino a Torino. Più che per la rievocazione noi decidemmo di andare perché si svolgeva un torneo di scherma storica artistica ed io, con tre dei ragazzi del gruppo (Thomas, Andrea e Matteo), organizzati a coppie ci eravamo iscritti a questa particolare competizione. Insieme a pochi altri vennero con noi anche Giacomo e Michela. All’evento ci eravamo portati tutto quanto era necessario per l’accampamento storico: tenda, tendalino, panche, tavoli, rastrelliera per le armi, oltre a tutte le attrezzature personali, che ci permettevano di fare attività didattiche con il pubblico. In quell’occasione, per fare delle foto (fra cui quella qui presente), avevamo vestito Giacomo con un po’ di attrezzatura degli altri: una mia surcotta bipartita bianca e rossa, il camaglio di Matteo, ed il mio elmo “a missile”. Non ricordo bene poi come andò la cosa, ma fatto sta che la notte del sabato io e qualcun altro dormimmo in un bed & breakfast anziché nella tenda, nella quale invece rimasero a dormire Giacomo, Michela e un altro paio dei ragazzi. Era sovente che durante le rievocazioni si dormisse in tenda e per fare questo eravamo forniti di attrezzature moderne, quali sacchi a pelo e brandine da campeggio. Quella notte però ad un certo punto venne giù il diluvio! Giacomo e gli altri si ingegnarono per mettere al sicuro tutta l’attrezzatura di ferro e di legno che era rimasta all’esterno, anche se il problema principale era che il nostro accampamento, situato in un’area di un parco cittadino, era alla fine di una leggera pendenza in discesa, per cui in direzione del nostro accampamento scorreva praticamente un fiume! Con mezzi di fortuna Giacomo, sotto la pioggia battente, cercò di realizzare una sorta di canale scavando il terreno a monte del nostro accampamento, in modo quantomeno da deviare buona parte dell’acqua e, anche se così facendo non si riuscì ad evitare completamente i danni, la maggior parte dell’attrezzatura fu messa al sicuro. La mattina dopo la giornata era bella e soleggiata e noi che avevamo dormito nel bed & breakfast quasi non ci accorgemmo di quello che era successo, finché non arrivammo all’accampamento, trovando tutta roba a stendere ed asciugare. Giacomo era stato parecchio sotto la pioggia ed i suoi abiti storici erano totalmente fradici, pertanto quel giorno si mise in abiti moderni e partecipò un po’ da distante, perlopiù come pubblico. In quell’occasione aveva voluto “fare l’eroe” per mettere in salvo i materiali dell’associazione. Alcuni di quelli che stanno leggendo queste mie parole e che hanno conosciuto Giacomo avranno forse un senso di déjà-vu, o di segnale premonitore, come è capitato a me, mentre le sto scrivendo… ma andiamo avanti, ci sarà tempo per parlarne.

A fine ottobre fu la volta di un evento molto speciale: il programma “Vie Verdi” di TeleArena, condotto da Stefano Cantiero, avrebbe realizzato delle riprese per raccontare la nostra associazione! Proponemmo come luogo le mura fatte realizzare da Cangrande I della Scala sopra la città di Verona, dove un camminamento e alcune torrette avrebbero fatto da sfondo ideale. Nel primo pomeriggio montammo il nostro accampamento, accendemmo il fuoco in un braciere e mettemmo una zuppa di fagioli a cuocere in un tegame attaccato ad un treppiede in legno. Per le riprese dovevamo fare anche alcuni duelli, e decidemmo di far combattere Giacomo ed Alberto con spada e scudo. Per l’occasione Giacomo indossò la sopraveste del suo istruttore di scherma Gianmarco: una giacca bipartita, da una parte di un bel verde smeraldo, dall’altra a righe alterne blu scuro e bianche e con le maniche dello stesso blu scuro. A metà pomeriggio arrivarono quelli di TeleArena per le riprese: mi fecero una lunga intervista ed i ragazzi fecero combattimenti sia in stile medievale che rinascimentale, un assalto di scherma storica sportiva, scene teatrali, parlato di cucina medievale e di storia di Verona. In seguito venne realizzato un servizio molto bello, in cui in una decina di minuti di filmato montato raccontavamo un po’ tutte le nostre molteplici attività, grazie anche al modo professionale, coinvolgente e divertente che ha Stefano Cantiero di impostare i suoi servizi.

Nel frattempo le lezioni di scherma storica proseguivano e Giacomo era un allievo tecnicamente dotato, anche se si portava ancora avanti quella sua saccenza e voglia di protagonismo che lo caratterizzava fin dall’inizio: ero un po’ stufo dei suoi “so già come si fa”, “facilissimo”, “l’ho già letto”; pensate che si era già letto tutto il Flos Duellatorum (il trattato di scherma medievale su cui studiamo) prima ancora che iniziassimo a spiegarglielo a lezione! Ma dopotutto era anche divertente questa cosa e mi divertivo a prenderlo un po’ in giro per questo.

Venne infine il 2012.

A metà Aprile ci fu la prima uscita rievocativa, in quel di Belfiore, un paese dell’est veronese: l’evento non aveva nulla di particolarmente storico, ma i ragazzi andarono principalmente per fare attività di promozione dell’associazione e didattica con il pubblico.  Fu l’occasione per Giacomo di inaugurare il suo nuovo gambeson: una lunga giacca imbottita che si usa per attutire i colpi subiti, e che di solito si indossa sotto la cotta di maglia o sotto l’armatura. Io non ero presente, per cui non so raccontarvi molto di quella giornata se non quel poco che posso ricostruire dalle foto.

In quel periodo Giacomo aveva anche acquistato un bellissimo grand’elmo da cavaliere, che gli copriva completamente il volto quando lo indossava. L’occasione di esibirlo avvenne poco dopo, verso la fine di Aprile, quando da una folle idea scaturita da me e del fotografo Serafino Mozzo dello Studio Miles, decidemmo di realizzare un servizio fotografico mescolando il moderno con lo storico. Facemmo mettere addosso a Giacomo il suo abito storico, l’imbottita, una cotta di maglia, dei bracciali, dei quanti d’arme, il suo grand’elmo e… una chitarra elettrica: era diventato un fichissimo rockettaro medievale! La realizzazione di questo servizio fu veramente un divertimento per tutti, con delle meravigliose foto finali che sono state usate anche per alcune pubblicità.

Verso la fine di maggio fummo invitati a partecipare alla tradizionale festa medievale del vino di Soave, nella splendida cornice della cittadina murata nell’est veronese. Noi avevamo montato parte del nostro accampamento sotto ad una delle torri che permettono l’accesso al paese ed acceso un braciere sul cui fuoco la nostra cuoca Sabina ci deliziò con un’oca arrosto. Il tempo atmosferico fu purtroppo poco clemente, e la pioggia ci costrinse sostanzialmente a bivaccare sotto la torre. In fin dei conti si rivelò un pomeriggio spensierato fra amici, a mangiare e bere in abito storico in una splendida località medievale.

L’8 giugno 2012, dopo aver terminato da pochi giorni le lezioni di scherma della stagione, partecipammo a quello che sulla carta doveva essere uno spettacolo teatrale in Piazza dei Signori a Verona che rievocava il matrimonio di Cangrande I della Scala con Giovanna d’Antiochia. Lo spettacolo però si rivelò un mezzo disastro: il microfono del narratore che avrebbe dovuto raccontare lo svolgimento di tutta la vicenda non funzionava, così come ogni altro microfono; gli attori poi erano in realtà dei ballerini, che non sapevano niente di recitazione, quindi con un’impostazione scenica terribile e costretti ad indossare degli abiti che erano storicamente inguardabili, come Cangrande… con i collant! Lo spettacolo fu più o meno salvato da noi, che ci esibimmo più volte in combattimenti di gruppo, e dagli sbandieratori che anch’essi si trovarono a dover ripetere diverse volte la loro esibizione per riempire i buchi scenici. In quell’ occasione per gestire i combattimenti ci eravamo divisi in due gruppi: un gruppo doveva interpretare dei “possibili” rapitori di Giovanna d’Antiochia, l’altro gruppo interpretava le guardie Scaligere che avevano il compito di salvarla. Io e Giacomo ci trovammo a combattere insieme, in quanto lui nel gruppo dei rapitori ed io capitano delle guardie di Cangrande.

Il giorno successivo fu la penultima esibizione di Giacomo. Vi racconterò della penultima, perché dell’ultima ne parlerò per un preciso motivo più avanti, in questo mio scritto di ricordi.

Il 9 giugno 2021 a Verona si tenne il Festival degli Artisti di Strada, un evento a cui ci fece molto piacere partecipare, in particolare per la straordinaria caratteristica della nostra associazione che al tempo si distingueva dalle altre per il fatto che da sempre mescolava scherma, rievocazione storica e teatro. Facevamo spesso delle scenette recitate durante i vari eventi, ed in quell’occasione potemmo sfruttare la splendida cornice di Cortile Mercato Vecchio, nel cuore Verona, per esibirci. Io ero vestito dal cialtrone affabulatore e combattei assieme a Giacomo in una divertente scenetta alla fine della quale lui mi proiettava a terra.

Ripensandoci, ultimamente mi trovavo spesso a fare combattimenti con Giacomo e ci incontravamo anche al di fuori delle lezioni di scherma per preparare delle coreografie schermistiche e devo ammettere che cominciavo ad apprezzarlo sempre di più. A lezione mi è sempre piaciuto trasmettere ai miei allievi cos’è lo spirito cavalleresco, quali sono le virtù di uno schermidore, che sono anche le stesse virtù che dovrebbe perseguire un essere umano: Giacomo, di suo, incarnava già bene questi principi e con il tempo lo avrei certamente avviato sul percorso magistrale.

 

Passarono altri due mesi e poco più: Ferragosto 2012.

Sinceramente non ricordo dov’ero o chi mi chiamò, Gianmarco forse, comunque verso sera qualcuno mi avvisò che era successo un incidente e Giacomo risultava disperso sul Lago di Garda.

“Disperso? Disperso in che senso?”

Era successo che Giacomo e Michela avevano deciso di passare la giornata di festa sull’alto lago, a Torbole, nei pressi della foce del fiume Sarca: in quel punto si forma spesso un isolotto e data la bella giornata, era un bel posto in cui trascorrere la festività abbronzandosi e facendo il bagno nel lago. A monte della foce del fiume è però presente una diga, che periodicamente lascia defluire ingenti quantità d’acqua nel fiume, causando degli innalzamenti repentini nel livello del Sarca che nel giro di pochi minuti sommergono l’isolotto. Sprovvedutamente la segnaletica che avvisava del pericolo era poco visibile, tant’è che in molto si erano avventurati tranquillamente in quella zona, ignari del pericolo. Quando l’acqua cominciò ad alzarsi molto rapidamente, tutti presero a fuggire. Giacomo aveva già raggiunto la sponda sicura, ma Michela era rimasta indietro, ancora in acqua, trascinata via dalla forte corrente che il fiume aveva preso. Giacomo su tuffò senza pensarci, riuscì a lanciare Michela fuori dall’acqua… ma lui fu trascinato via dai tremendi flutti.

Per due giorni, fra i più lunghi della mia vita, come tutti ho sperato, ho pregato, che Giacomo fosse attaccato magari ad uno scoglio in un punto nascosto, streamato e purtroppo incapace di chiedere soccorso, ma vivo ed in attesa che qualcuno lo trovi e lo riporti salvo dalla sua famiglia. Eravamo tutti in un limbo di irrealtà dove aspettavamo in ogni momento di avere un qualche tipo di notizia. Ma il tempo passava e così le speranze. La realtà purtroppo era che Giacomo era stato travolto inesorabilmente dalla corrente e portato subito in profondità nel lago. Il suo corpo fu trovato dai sommozzatori a 25 metri di profondità.

Aveva fatto ancora l’eroe. Anzi, stavolta ERA DIVENTATO UN EROE nella sua massima espressione possibile, perdendo la vita per salvare quella dell’amata.

Ed io? Le emozioni di quei giorni furono fortissime e terribili, arrivai a sentirmi in colpa per aver voluto trasmettere ai miei allievi delle virtù “eroiche”, ma Giacomo in quell’occasione non agì per virtù insegnate o trasmesse, si mosse invece per puro istinto, per puro AMORE, superando qualunque forma di virtù che si possa apprendere. Voglio parafrasare delle parole che sento molto affini alle mie sensazioni in quel momento (ed in questo, in cui scrivo), pronunciate da Acquarius dopo lo scontro con il suo allievo Crystal:

“…l’allievo ha superato il maestro. Che cosa mi resta adesso, che cosa mi rimane? Felice di aver creato l’uomo che mi ha superato? Sono un nulla, a cui non è stato concesso di essere all’altezza del proprio allievo, che cosa mi resta, non sono degno di chiamarmi Cavaliere! È strano come ora le ambizioni di una vita mi sembrino senza senso, senza senso di fronte a quest’uomo che è ciò per cui io ho combattuto! Davanti a me vedo l’allievo che è giunto dove io non sono mai arrivato…”

Poi ci fu il funerale. Avevamo appoggiato la sua spada ed il suo scudo ai piedi della sua bara. Eravamo tutti riuniti all’uscita del suo feretro dalla chiesa di Poiano, divisi su due lati, con le maglie dell’Ordine delle Lame Scaligere e con le spade alzate per porgere l’ultimo, estremo saluto al Nostro Cavaliere.

Il 25 e 26 agosto 2012 si teneva la rievocazione Mantova Medievale. Sinceramente non sapevamo se saremmo stati in grado di partecipare: eravamo tutti atterriti, distrutti, sconfitti. Ci facemmo forza per onorarlo, perché lui avrebbe voluto essere lì e quindi dovevamo anche noi essere lì presenti, assieme al suo spirito. Quel giorno a Mantova vennero tutti, anche quelli che non facevano rievocazione del nostro gruppo e per quei due giorni ognuno di noi portò un pezzo di stoffa nera annodato sul braccio. Avevo creato una specie di piccola imbarcazione con dei pezzi di legno che avevamo avanzato dalla creazione di una scenografa teatrale: ognuno mise dentro un foglietto con un pensiero rivolto a Giacomo e la calammo in uno dei laghi di Mantova.

Partecipammo poi alla battaglia campale che si tiene di fronte al castello di San Giorgio, una battaglia a cui Giacomo voleva assolutamente partecipare e per la quale si era attrezzato con le varie protezioni che aveva acquistato negli ultimi mesi. Alla fine della battaglia vengono sempre chiamate al microfono le varie compagnie partecipanti all’evento, ed ognuna in quel momento urla il suo motto o grido di battaglia. Noi fino a quel momento non avevamo mai avuto niente di particolarmente definito: sì, eravamo Scaligeri e quindi usavamo il classico motto della famiglia della Scala “Nec Descendere, Nec Morari”, ma mentre eravamo lì sul campo capimmo che da allora il nostro grido sarebbe stato un altro, e quando fu chiamato il nostro nome all’unisono gridammo “SCALA! SCALA! SCALA! VALERIUS SEMPER!”. Da lì in poi quel “Valerius Semper” sarebbe stato il modo in cui avremmo portato Giacomo per sempre con noi, su ogni campo di battaglia e tornati all’accampamento, stanchi e sudati, facemmo insieme un ultimo brindisi in suo onore.

Nel 2016 a Giacomo venne intitolata la sala-teatro di Poiano e nel 2017 gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valore Civile, la massima onorificenza dello Stato italiano, conferitagli dal Ministro dell’Interno su decreto del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Non voglio però concludere questa lunga serie di ricordi con la morte di Giacomo e voglio invece ricordare l’ultimo evento a cui ha partecipato quand’era in vita.

A metà giugno andammo a Tenuta Cervi, una bellissima struttura privata in mezzo ad un bosco vicino a San Zeno di Montagna, per animare la serata finale di un camposcuola a cui partecipavano ragazzi delle elementari e delle medie ed il cui tema era una storia fantastica con al centro un cavaliere e una lampada magica. Noi andammo là già nel pomeriggio, sia per fare un sopralluogo che per ripassare i duelli: fu un bel pomeriggio, ci divertimmo, provammo i combattimenti e facemmo gli stupidi.

Verso sera cominciammo a vestirci e ad organizzare tutta la vicenda: io e Matteo saremmo stati i “cattivi” che avrebbero provato a rubare la lampada magica all’eroe. Giacomo e Mattia, con Claudia, Sabina, Monica e Dario si sarebbero occupati di proteggere la lampada. L’idea era che io e Matteo saremmo riusciti a rubare la lampada, per poi venire fermati e sconfitti da Giacomo e Mattia.
La sera orchestrammo il tutto di nascosto dai ragazzi del camposcuola e, mentre loro venivano intrattenuti dal racconto delle vicende, in effetti riuscimmo a rubare la lampada! …peccato che alcuni dei ragazzi si accorsero di noi e io e Matteo ci trovammo a dover fuggire da uno stormo composto da un centinaio di piccoli difensori che volevano riprendersi il maltolto! Quando le acque si furono in qualche modo calmate riuscimmo a proseguire con la nostra esibizione con il combattimento finale in cui l’eroico Valerius sconfiggeva me, il capo dei cattivi.

Alla fine della nostra esibizione rimaneva solo il saluto al pubblico e riguardando le foto che ho ritirato fuori per scrivere questo testo, nasce un sorriso sul mio viso nel vedere che l’ultima foto che ho di Giacomo in vita è accanto a me, sul campo dove abbiamo combattuto assieme e dove porge un inchino con la spada per un ultimo commiato.

Oggi è il 15 Agosto 2021, un altro Ferragosto in cui la festività porta con sé un triste sapore di amaro in bocca.

Un altro Ferragosto in cui celebro le gesta di Giacomo gridando “VALERIUS SEMPER!”.

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