Sono chiamati punti di svolta quei momenti di grande trasformazione che si presentano quando una nuova forza, sia essa un fatto, una scoperta, o un’esperienza, modificano il modo in cui viene affrontato il corso degli eventi.
Quando si presentano grandi trasformazioni nella vita c’è la tendenza a considerarle come dei momenti di crisi. Gli esseri umani sono creature abitudinarie ed è proprio per questo che il cambiamento, di qualunque genere sia, può rappresentare una dura prova per essi: spesso risulta molto più facile restare attaccati alle consolidate abitudini, perfino quando esse perdono la funzione di utilità, anziché affrontare le incertezze che le “novità” possono introdurre nella vita. L’innesco di molti dei cambiamenti odierni è rappresentato dal fatto che i vecchi modi di pensare e di vivere oggi sono insostenibili, semplicemente perché spesso sono superati ed inadatti al mondo contemporaneo. Si provi a pensare al fatto che molte dinamiche aziendali sono ancora ancorate al concetto di competizione. Alfie Kohn, autore e docente americano nelle aree dell’educazione, della genitorialità e del comportamento umano scrive:
«La quantità ideale di competizione in qualunque ambiente, dall’aula scolastica all’ufficio, dalla famiglia al campo da gioco, è zero. La competizione è sempre distruttiva.»
Esiste un momento, in qualunque crisi, nel quale si può scegliere di andare verso una trasformazione positiva, dove il semplice atto di sopravvivere può evolvere in sviluppo: quel momento prende il nome di punto di svolta. Il punto critico è invece la massa critica, la soglia, il punto di ebollizione. Un minuscolo cambiamento che può rovesciare l’equilibrio in modo molto evidente, e può essere concepito come il culmine delle condizioni che generano un punto di svolta o un punto senza ritorno.
Riguardo ai punti di svolta, lo scienzato e divulgatore americano Gregg Braden sostiene che ciò che conta sapere è che possono avere un carattere spontaneo, oppure essere creati: la natura infatti riconosce due tipi di punto di svolta. Ogni volta che viene creato intenzionalmente un punto di svolta si abbraccia un meccanismo naturale a prova di guasto, che consente di evitare il dolore, lo strazio, la distruzione e la sofferenza che troppo spesso compaiono a causa dell’incapacità di individuare una delle finestre di opportunità offerteci dalla natura. Sebbene la loro esistenza sia una cosa naturale, il segreto del loro potere risiede nel comportamento che si tiene quando appaiono. I due fattori che possono dare significato ad un punto di svolta sono:
- avere la saggezza di riconoscerne uno quando compare;
- avere la forza di accettare/accogliere ciò che sta mostrando.
La fonte di un punto di svolta può essere solo una: esso discende dall’essere umano e dal significato che egli attribuisce a una sua esperienza diretta e personale. Un punto di svolta può diventare reale solo quando si è protagonisti dell’esperienza. Per riallacciarsi ai concetti espressi dalla meccanica quantistica, un punto di svolta esiste nel momento in cui qualcuno lo osserva.
L’aspetto ulteriormente interessante del conoscere l’esistenza dei punti di svolta sta nel fatto che racchiudono in essi l’opportunità per l’individuo di cambiare prima di sperimentare qualcosa che vorrebbe evitare nella sua vita: rappresentano il risultato di qualcosa che tocca tanto profondamente da far modificar le proprie credenze, per aderire ai fatti della propria esperienza.
I punti di svolta possono comparire in due modi diversi, presi singolarmente o in combinazione fra loro:
- mediante una scoperta che cambia il modo di pensare e ciò in cui si crede;
- mediante un evento capace di provocare un mutamento paradigmatico che cambia la propria visione del mondo.
È proprio grazie a tale genere di esperienze che i maestri (di qualunque ambito) spesso aiutano i loro allievi a superare il baratro che separa le loro credenze limitanti dalle potenzialità offerte dal loro potere personale: lo fanno mostrando agli allievi qualcosa, o creando per loro un’esperienza in grado di capovolgere i loro paradigmi. In entrambi i casi l’allievo deve poi incorporare la lezione nel suo modo di pensare e fra le sue credenze. La chiave di rilascio dell’energia potenziale insita nel punto di svolta consiste nell’accogliere le possibilità che porta con sé, dopo averne riconosciuto la presenza.
Il punto di svolta è concettualmente diviso in due parti denominate rispettivamente “Vecchio paradigma” e “Nuovo paradigma”. Il punto in cui l’uno finisce e l’altro comincia è il punto di svolta, poiché esso rappresenta una frattura all’interno di un flusso di eventi esistente: è ciò che accade dopo la frattura a spianare la strada ad un nuovo risultato. Quando si manifesta un punto di svolta diventano disponibili tre scelte, ciascuna orientata verso un proprio percorso. Ogni percorso crea un diverso scenario, con un conseguente risultato molto diverso dagli altri. Gli scenari possono essere così riassunti:
- Il punto di svolta viene riconosciuto e accettato. ln questo scenario le nuove informazioni inducono a pensare e ad agire in modo diverso. Forniscono alla mente i fatti che talvolta servono per giustificare la necessità di un grande cambiamento nella vita. La disponibilità ad accogliere ciò che mostrano i fatti è in grado di innescare un nuovo modo di pensare.
- Il punto di svolta viene ignorato. Questo percorso è forse il più difficile da osservare, specialmente nella vita dei familiari e degli affetti cari. Il motivo è che coloro che lo scelgono spesso sono convinti di fare la cosa migliore per sé stessi, perfino in presenza di nuove informazioni che tolgono ulteriormente sostegno alla loro credenza.Per le persone che imboccano questo percorso è ragionevole dire che esiste un conflitto fra ciò che hanno ritenuto essere vero in passato e ciò che le nuove informazioni rivelano loro. Talvolta lo “scollamento” fra realtà e credenze è talmente vasto da impedire semplicemente alle persone di trovare un modo per integrare le scoperte nel loro attuale modo di pensare. Lo spazio che si interpone fra l’accettazione delle nuove scoperte e il loro rigido rifiuto, nonostante l’evidenza dei fatti, talvolta prende il nome di zona di dissonanza. Il termine dissonanza cognitiva, coniato nel 1965 dallo psicologo e sociologo statunitense Leon Festinger, è dallo stesso definito come «il disagio percepito quando si detengono simultaneamente due o più concetti, credenze, valori o reazioni emotive in conflitto fra loro» (Festinger, 1957). La zona dissonante si identifica come quel punto che si interpone fra l’accettazione e il rifiuto del punto di svolta. Una volta entrati nell’area di dissonanza si è trattenuti lì solo dalla forza delle proprie credenze. Niente può impedire di transitare dalla polarità dell’accettazione a quella del rifiuto, e viceversa, in qualunque momento.
- Il punto di svolta viene rifiutato. Poiché si respinge ciò che le scoperte rivelano, si crede che sia possibile continuare a pensare e vivere come prima e a mandare avanti tutto come in precedenza. Il problema di questo modo di pensare è che le condizioni sono comunque cambiate, e a causa di tale cambiamento è impossibile mantenere lo stato precedente. Questa scelta mette l’individuo in contrasto con la realtà esterna. Nell’ambito della fisica quantistica si parla molto dei salti quantici legati al comportamento degli elettroni all’interno di un atomo, ma anche le persone posso fare un loro personale “salto quantico”: è il concetto del punto di svolta di cui si è parlato poc’anzi, ovvero il momento in cui la vita delle persone compie un salto evolutivo. Il salto quantico evolutivo avviene nel momento in cui il modo di vivere degli individui passa ad un livello di esistenza diverso: quando da bambini si comincia ad andare a scuola, il primo innamoramento (o una forte delusione d’amore), il momento in cui si passa dall’essere studenti al diventare lavoratori, abbandonare la casa di famiglia per andare a vivere da soli, un cambio di lavoro, la perdita di un affetto importante, e altro. I salti quantici evolutivi sono bidirezionali, ovvero possono avvenire sia nella direzione di una condizione migliorativa, sia di una peggiorativa.
Il punto centrale quindi è che, lo si voglia o meno, tutto cambia: sempre!
Si pensi ad alcuni dati fondamentali: la velocità con cui l’Universo si espande prende il nome di costante di Hubble, dal nome del grande astronomo statunitense Edwin Hubble, che nel 1929 ne determinò il valore misurando lo spostamento verso il rosso degli spettri di una serie di galassie. Il valore della costante di Hubble, determinato con più precisione in tempi recenti è stato di circa 73,24 chilometri al secondo per megaparsec[1], ovvero per ogni secondo che passa, le dimensioni dell’Universo crescono di 73,24 chilometri per megaparsec. Gli astronomi credono inoltre che la Via Lattea si muova a circa 600 chilometri al secondo rispetto al riferimento dato dalle galassie circostanti; se ciò fosse corretto, la Terra compirebbe uno spostamento nello Spazio di 51,84 milioni di chilometri al giorno, o più di 18,9 miliardi di chilometri all’anno. Ulteriormente la velocità orbitale media della Terra intorno al Sole è di circa 30 chilometri al secondo (108.000 chilometri all’ora). La Terra peraltro gira su sé stessa ad una velocità di circa 1.700 chilometri all’ora. All’interno del corpo di un essere umano adulto ogni giorno muoiono dai 50 ai 100 miliardi di cellule e in un anno la massa delle cellule ricambiate è pari alla massa del corpo stesso: il cambiamento è insito nella natura dell’Universo e implicito in ogni aspetto dell’esistenza. Sarebbe quantomeno arrogante pensare che le cose debbano rimanere sempre le stesse!
La metafora dei Motori Universali del Cambiamento aiuta a comprendere meglio il fatto che l’Universo è tutt’altro che statico: si immagini che in piano parallelo dell’esistenza ci siano degli immensi invisibili motori costituiti da altrettanto immensi invisibili ingranaggi che creano e muovono in maniera fluida i cambiamenti nell’Universo. Il movimento degli ingranaggi forma infinite possibilità: è possibile subire passivamente i cambiamenti che avvengono, oppure è possibile cercare di creare coscientemente un proprio personale piccolo ingranaggio, che si infili fra le pieghe dell’Universo agganciandosi ai Motori Universali cambiandone i moti di rotazione, con conseguenze locali e/o infinite.
NOTE:
[1] In termini umani un megaparsec è una distanza immensa. Equivale a 3,262 milioni di anni luce, che, tradotto in chilometri, sono 30.856.776.000.000.000.000. Usando la notazione scientifica, molto più compatta, si può “ridurre” 1 megaparsec a 3,1 × 10¹⁹ km.
BIBLIOGRAFIA:
- Bianconi, Giulia. 2011. Morte e rinnovamento cellulare. Zanichelli Aula Scienze. [Online] 28 02 2011. http://archivioscienze.scuola.zanichelli.it/in-evidenza/2011/02/28/morte-e-rinnovamento-cellulare/.
- Braden, Gregg. 2014. The Turning Point. Creating Resilience in a Time of Extremes. Carlsbad : Hay House, Inc., 2014. Trad. It. The Turning Point – La resilienza. Trarre beneficio dai momenti di crisi e trasformazione. Cesena : Macro Edizioni, 2014.
- Brandi, Lorenzo. La terra gira su se stessa ad una velocità di circa 1700 km/h: perché non ce ne accorgiamo? vialattea.net. [Online] https://www.vialattea.net/content/2915/.
- Diodati, Michele. 2017. L’universo si espande senza sosta, ma a che velocità esattamente? Medium. [Online] 02 02 2017. https://medium.com/through-the-optic-glass/luniverso-si-espande-senza-sosta-ma-a-che-velocit%C3%A0-esattamente-b0e03131e97a.
- Festinger, Leon. 1957. A Theory of cognitive Dissonance. Stanford, California (US) : Stanford Unversity Press, 1957.
- Gladwell, Malcom. 2000. The Tipping Point. Boston (US) : Little, Brown and Company, 2000. Trad. It. Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti. Milano : RCS Libri S.p.A., 2000.
- Kohn, Alfie. 1986, 1992. No Contest. The case against competition (Why we lose in our race to win). Boston, New York : Houghton Mifflin Company, 1986, 1992. Trad. it. La fine della competizione. Milano : Baldini&Castoldi s.r.l., 1999.
- Rispoli, Diego. Velocità della Via Lattea. Diego Rispoli – Il piacere del sapere. [Online] https://www.diegorispoli.it/velocita-della-via-lattea.html.
- Scolari, Fabio. 2019. Psicologia quantistica. valutazione critica della sua possibile applicazione in ambito lavorativo. 2019.